Se bevi Sant’Anna ho una brutta notizia per te: altro che “acqua adatta ai bambini” | Più inquinata del fiume Gange

bottiglia acqua

Acqua Sant'Anna (fonte Instagram @acqua_santanna) - irpiniapost.it

Analisi rivelano tracce di sostanze chimiche in alcune acque minerali, tra cui Sant’Anna. Informazioni per riflettere con trasparenza.

Bere acqua in bottiglia è diventato quasi un gesto automatico per molti di noi. La scegliamo pensando sia più pura, più sicura, più salutare rispetto a quella del rubinetto. Dopotutto, quando un marchio si presenta come “adatto ai bambini”, come si fa a dubitare?

L’acqua minerale è un prodotto che ispira fiducia, proprio perché arriva da fonti naturali e viene sottoposta a controlli. Le pubblicità ci raccontano di sorgenti incontaminate e di un’attenzione maniacale alla qualità. Ma la realtà, a volte, è più complicata.

In effetti, la questione dell’inquinamento dell’acqua – anche di quella in bottiglia – sta diventando un tema sempre più caldo. Non solo plastica, microplastiche e residui di farmaci, ma anche sostanze chimiche più insidiose e meno visibili.

La nostra fiducia in questo tipo di prodotto rischia di essere messa a dura prova da scoperte recenti che fanno riflettere su quanto, in realtà, sappiamo davvero di quello che beviamo ogni giorno. E quello che invece pensiamo di sapere, anche su marchi molto noti.

Acqua in bottiglia: non sempre pura e sicura

Qualche mese fa Greenpeace ha deciso di dare una controllata più seria a qualche bottiglia d’acqua molto popolare, acquistandone diverse marche e facendole analizzare in laboratorio. L’attenzione è stata puntata su certe sostanze chiamate PFAS, temute perché non se ne vanno mai e si accumulano dappertutto, un po’ come l’invasione degli zombie chimici nel nostro ambiente.

Tra queste sostanze c’è un tipo particolare chiamato TFA, che si trova praticamente ovunque e che finora nessuno aveva preso troppo sul serio. E invece, sorpresa: come riporta ilfattoalimentare.it, anche in bottiglie di acqua che pensavamo super pulite – come quella Sant’Anna, che tutti conosciamo come “acqua adatta ai bambini” – è stato trovato questo “ospite indesiderato” a livelli non proprio trascurabili.

laboratorio chimico
Le analisi chimiche (Foto di Michal Jarmoluk da Pixabay) – irpiniapost.it

I controlli e le evidenze

C’è da dire comunque che non è solo Sant’Anna a presentare questa situazione: anche altri noti marchi hanno mostrato la presenza di questo composto, ma quando ci troviamo davanti la dicitura “acqua per bambini”, questo la pone sotto la lente di ingrandimento più attenta.

A oggi, gli effetti di lungo termine del TFA sulla salute umana sono ancora poco chiari, ma la sua onnipresenza e la sua classificazione come sostanza inquinante fanno sorgere più di un dubbio. I risultati di queste analisi comunque sono stati condivisi con le aziende interessate, le quali non hanno ancora fornito risposte ufficiali. Questo report vuole essere un invito a riflettere sulla qualità dell’acqua che consumiamo ogni giorno, senza voler alimentare allarmismi.