“La domenica delle salme fu una domenica come tante, il giorno dopo c’erano i segni di una pace terrificante“ (De Andrè).
La pace nelle strade, in una domenica ventilata con quel vento odioso che se non ci fosse sarebbe primavera. Nel pomeriggio solo i gatti che si rincorrono, il rumore di qualche lattina per terra chissà da quanto. In serata nuovi flash mob, per chi può partecipare o ascoltare. Chi scrive non può. Abita tra Polizia, Finanza e Asl. Soltanto uno stereo in lontananza, ma con una canzone di merda. Le strutture sono più o meno tranquille di domenica, inanimate o quasi. Quella dell’azienda sanitaria è chiusa. Mentre da oggi si ricomincia in maniera serrata: il lavoro ordinario e quello nuovo, donne e uomini alle prese con trasgressioni da coronavirus. Nella domenica delle salme molti sindaci si incazzano e denunciano chi si trova in strada senza motivo. Altri minacciano di farlo. Altri ancora inviano i videomessaggi. Nulla di particolarmente eclatante fino a metà giornata.
E infatti è una pace terrificante, apparente. Ariano Irpino diventa ufficialmente la zona rossa d’Irpinia a ora di pranzo, uno dei maggiori focolai del Sud Italia. Isolata, in quarantena. Non si entra, non si esce. I casi arrivano a 30. Si muore pure. Nel frattempo il direttore sanitario dell’ospedale si dimette. E poco prima il governatore chiude altri paesi. Dalla quarantena a una sorta di coprifuoco. È terrificante per la comunità arianese. E dopo poche ore anche gli amministratori di altri paesi temono il contagio tra le mura del singolo paese. Molti vanno e vengono verso e dal Tricolle. Chi negli uffici, chi all’ospedale stesso. E in effetti le macchie si allargano e nuovi centri registrano casi.
La pace è della sera e nella sera, imbarazzante quasi. Ma almeno ci scrolliamo di dosso l’ansia del lunedì, tanto alla fine un giorno vale l’altro. Sunday bloody sunday o Blue monday, il mood di fondo non cambia e di sicuro non si prevedono miglioramenti in settimana. Martedì sarà grigio e mercoledì pure. Giovedì non importa e venerdì… niente, saremo ancora ben lontani dalla luce.
Da oggi il terrore ci distruggerà ancora e forse sarà un bene. Ci guarderemo in cagnesco alla fila del supermercato. Ci terremo a distanza siderale l’uno dall’altro. Guarderemo male pure l’asfalto dopo l’abbuffata di bufale via whatsapp. “Perpetrare il male“, comportandoci in maniera goffa come se tutti fossimo appestati, restando in casa, casa e ancora casa. Ma “per garantire il bene“.