Non tutto gira attorno alle pale

Due giorni fa una signora altirpina, che aveva riportato diverse fratture e battuto la testa a terra, è rimasta nell’ospedale “Criscuoli” di Sant’Angelo dei Lombardi circa cinque ore prima del trasferimento al “Moscati”. Nessuno scandalo. Veloci i soccorsi, ineccepibile il comportamento dei medici. La donna è stata stabilizzata e poi trasportata ad Avellino. Se la caverà. Ma restano sempre quelle cinque-sei ore in ospedale prima di passare in altro ospedale.

A poche centinaia di metri di distanza dal “Criscuoli” c’è uno svincolo chiuso da circa un anno. Una strada che porta proprio al nosocomio e che collega Rocca San Felice a Sant’Angelo. I due fatti ci ricordano come in Alta Irpinia i problemi di sempre non siano affatto scomparsi. Banale dirlo? Mica tanto. A giudicare dalla piega che ha preso il dibattito recente altirpino sembra che l’eolico sia la causa di tutti i mali: l’emergenza delle emergenze, la madre delle battaglie.

In parte è verissimo, soprattutto se l’ombra della criminalità organizzata è diventata più che un’ombra. E tuttavia ci sembra di poter dire che il sacrosanto clamore per il pasticciaccio del vento abbia coperto tutto il resto. Per resto intendiamo la sanità e la mobilità, innanzitutto. Guarda caso punti fermi della programmazione europea 2014-2020 e previsti anche nel progetto pilota per le aree interne, sponda Alta Irpinia.

I membri dei vari comitati no eolico sono attivissimo su tutti i tavoli: ad ogni convegno, ad ogni occasione. Fanno il loro sacrosanto lavoro. Sono però scomparsi gli attivisti sugli ospedali. Rare le proteste sulle strade e sui servizi mancanti. Rare e con voce fioca. L’eolico resta dunque la madre delle battaglie anche perché qui tutto si intreccia: la criminalità e il timore di questa, il ristoro per i comuni, l’agricoltura, l’aggressione delle società, la flebile speranza di un lavoro. Lasciamo perdere il paesaggio perché quello è deturpato da anni, lasciamo pure la questione ai fotografi! Tutto si intreccia e va bene combattere il fenomeno delle torri selvagge.

Ma nel frattempo il resto dell’Alta Irpinia che fa? Continuerà a sopravvivere in un limbo fatto di paesi dimenticati, le cui esigenze vengono percepite come marginali? Si spera di no. Quel resto è composto da 20 realtà su 25 con risorse incredibili. Realtà al momento sconnesse tra di loro. Il dibattito sulla montagna ridotto a zero. Quello sul futuro di Bagnoli Irpino e Laceno ridotto a battibecco di paese tra sindaco e gestori privati. Caposele e i paesi del Sele sempre più, come è accaduto in questi anni, in provincia di Salerno. La questione delle aree industriali che emerge solo quando si parla di “eccellenze”. Gli ospedali dimenticati, ci si è quasi abituati. E non tocchiamo il tasto Giustizia, mentre bene ha fatto il comitato per l’acqua pubblica a portare la discussione dove l’acqua fuoriesce dalle sorgenti: a Montella.

Nonostante la confusione che si è creata in questo benedetto progetto pilota, nonostante tutto sembri avere la stessa importanza in una dannosa iperdemocrazia dei bisogni, dove un caciocavallo ha la stessa dignità di un reparto ospedaliero e 30 pale eoliche valgono più di un tribunale perduto, ci pare opportuno porre i bisogni sui binari giusti (giusti a nostro parere). Le basi su cui fermare l’emorragia di giovani vanno ricercate solo nel lavoro. E subito, o quasi. Se quindi i grandi imprenditori non verranno coinvolti, se gli industriali non si connettono con i comuni offrendo una prospettiva a breve termine sarà durissima resistere. L’agricoltura e il turismo? Nessun sano di mente potrebbe essere contro. Ma se si iniziasse a ragionare e ad operare oggi i frutti potrebbero arrivare tra 15-20 anni. Allora forse sarà troppo tardi per chiunque; per chi adesso pensa di gestire i processi e per i figli dei figli. La mobilità è l’altra base, anche se parliamo solo di turismo. Se il capoluogo non viene collegato all’Alta Irpinia, magari con la ferrovia, assisteremo sempre a flussi minimi. E se cado non voglio vivere un’agonia di 8 ore tra ambulanza, ospedale ed elicottero. Non voglio fotografare il paesaggio dal cielo.

Giulio D'Andrea

Direttore responsabile di Irpiniapost, classe 1978, si laurea in Giurisprudenza a Perugia e si perfeziona in Psicologia forense a Genova. Mostra subito insofferenza per i tribunali e soprattutto per le cancellerie. Inizia il percorso giornalistico nel 2006, lavorando su carta stampata, internet e televisioni tra Campania e Lazio. Attualmente collabora con il quotidiano “Il Mattino”. Leggeva molto e suonava anche di più, poi la visione ossessiva delle serie Tv gli ha impedito di continuare.

Recent Posts

Al Cimarosa in scena ‘Il matrimonio segreto’

Il Conservatorio di Avellino, presieduto da Achille Mottola e diretto da Maria Gabriella Della Sala,…

6 giorni ago

Statale 90bis, al via lavori su ponti e viadotti

Lungo la strada statale 90bis “delle Puglie”, nell’avellinese, Anas ha avviato nuovi lavori di manutenzione…

6 giorni ago

Amministrative Avellino: D’Andrea incontra la gente, Fdi su Iandoli

Oggi, presso la sala del Gamea Cafe di Piazza D'armi ad Avellino, incontro aperto al…

6 giorni ago

Fiera Venticano, fiamme nella notte in uno stand: muoiono pulcini

La squadra dei Vigili del Fuoco del distaccamento di Grottaminarda, alle ore 05.38 di oggi…

6 giorni ago

Festival delle Radici, Ricciardi: ‘Sviluppo sostenibile borghi spopolati’

“L’emigrazione rappresenta il tratto identitario dell’Italia: un fenomeno che ha interessato milioni di persone dai…

1 settimana ago

Forum Giovani Campania, insediate 10 commissioni

“Giovani per la Campania” questo è il titolo dell’evento promosso dal Forum regionale dei Giovani…

2 settimane ago