Non comincia bene l’avventura di Vincenzo Ciampi al Comune di Avellino. Problemi sul bilancio consuntivo 2017, con il parere negativo dei revisori dei conti. E rapporti con le tre forze che lo hanno sostenuto al ballottaggio. Sul primo punto il primo cittadino pentastellato ha dichiarato: “Abbiamo appreso del parere negativo dei revisori dei conti solo in maniera informale. Pertanto, come è giusto che sia, ci riserviamo di approfondire meglio con documenti alla mano, che ancora non sono in nostro possesso. Vogliamo però rassicurare i cittadini: non siamo attaccati alle poltrone, non copriremo nessuna magagna del Pd. Agiremo nell’esclusivo interesse di Avellino e degli avellinesi“.
E oggi ha spiegato: “La questione del bilancio bocciato è grave ed è una situazione da gestire bene, coinvolge Comune ma anche la Prefettura con cui avrà un incontro nei prossimi giorni. Sulla base di questo valuteremo le strade da percorrere, parlare ora sarebbe irresponsabile e poco serio. Non avendo amministrato, non dobbiamo difendere il nostro operato, quindi non abbiamo alcun interesse a coprire questioni che non ci hanno visti coinvolti in prima persona. Il 2017 è frutto della gestione di Foti e del Pd e quando avremo una visione completa nel merito metteremo a punto la strategia utile a sanare questa situazione. Non vorrei andare a casa – ha aggiunto – ma neanche incollato alla poltrona“.
Sul ricorso al Tar per il premio di maggioranza, ha dichiarato: “Ipotesi presa in considerazione ma oggi nulla è stato depositato, la questione è ancora al vaglio. Tuttavia il ricorso riguarderebbe solo un riconteggio rispetto al risultato del 10 giugno. Non c’è nessuna crisi politica ma io – ha chiarito – non ho fatto alleanze con nessuno. Ho detto solo che la maggioranza sarà formata da tutti quei consiglieri comunali che voteranno le nostre linee programmatiche“.
Già, perché restano tesi al momento i rapporti con Costantino Preziosi, Luca Cipriano e Sabino Morano. Com’è noto il sindaco non ha la maggioranza, per questo è in piedi l’ipotesi di un ricorso al Tar. Ipotesi rifiutata seccamente dai capigruppo che lo avevano sostenuto nella seconda fase della campagna elettorale.