E facciamola qualche critica allo Sponz Fest, dai! Ché qui sembra quasi si possa criticare solo sui social, che chi segue gli eventi sui media non abbia diritto a esprimere opinioni! E del resto con 100mila più 50mila euro di finanziamento regionale, con tre concerti a pagamento e un bel pò di soldi entrati nelle casse degli organizzatori tramite stand, la macchina Sponz potrà tranquillamente sopportare qualche rilievo venuto dal basso, dal sottosuolo.
Il futuro dello Sponz Fest. E’ stata insostenibile la tarantella degli ultimi giorni, anche noiosi i messaggi subliminali lanciati, il detto-non detto sulla presunta ultima edizione del festival o ultima edizione in terra altirpina. Le parole da interpretare. Un rincorrersi di voci poco rispettoso a festival ancora in corso: per il pubblico in genere, per gli sponsor, per chi ha finanziato, per le comunità stesse, per chi è arrivato in terra irpina e per chi ha accolto i turisti (sì, sono turisti nel senso tecnico del termine) in terra irpina. Addirittura poco rispettoso per chi si è messo contro tutti gli altri festival pur di assicurare una copertura economica alla manifestazione. Inappropriato nei giorni di Calitri capitale europea della cultura.
Il passato dello Sponz. Sette edizioni entusiasmanti. L’unico evento di respiro nazionale e internazionale in provincia. Ma nessuno ha mai pensato di ampliarlo nelle stagioni. Tutto vive e muore in una settimana, e nasce poco prima dell’evento. E’ chiaro se che la kermesse dovesse terminare, il colpo sarebbe pesante ma non mortale per un territorio comunque agonizzante. Non abbiamo mai pensato che fosse compito dello Sponz risollevare le nostre sorti, ma se quest’anno i dibattiti sono stati importanti, come e forse più della musica, ci aspettavamo un epilogo diverso. I dubbi sul futuro del Fest hanno soppiantato in un attimo il tema cultura-accoglienza, per esempio.
E senza fronzoli continuiamo da Calitri. Il centro del paese è stato l’attore mai protagonista in queste serate. Gli eventi hanno toccato di striscio il corso e il centro storico. Di striscio e per pochi attimi. Appaiono comprensibili i malumori tra i calitrani, anche se questi malumori devi andarli a cercare parlando con la gente. Nessuno ha ufficialmente protestato, bene chiarirlo. Ma molti sono inviperiti e rispetto agli anni scorsi è innegabile che il flusso tra le strade sia stato nettamente inferiore. Vicoli così vuoti non si erano mai visti.
Molti, moltissimi visitatori da fuori provincia e fuori regione. A nostro parere è il dato migliore della settima edizione. Il contraltare è una presenza non particolarmente confortante di autoctoni. E no, non abbiamo fatto le analisi della residenza a chi ha comprato il biglietto. Ma in attesa dei numeri ufficiali, a occhio e croce i tre spettacoli a pagamento non avrebbero superato i diecimila. Tantissimi per Mimmo Lucano invece (foto in basso). Bene ma non benissimo, sul fronte della partecipazione complessiva lo Sponz non ha fatto il salto.
L’offerta artistica. Ma vuoi vedere che, forse forse, i nomi hanno la loro importanza? Andando al sodo mancava quello di primo piano da mettere accanto a Capossela. Mancava un Gianni Morandi o un Emir Kusturica come in due edizioni passate. E molti di quelli che hanno calcato palchi e terre non erano certamente novità assolute in provincia di Avellino. Elio Germano cantava l’anno scorso al People Involvement di Frigento insieme alle sue Bestie Rare. Senza finanziamenti per gli organizzatori. Morgan aveva suonato poche settimane prima, ad Avellino, per 5mila euro. Raiz, bravissimo per carità, non è sulla cresta dell’onda. Se il festival ci fosse stato 20 anni fa gli Almamegretta sarebbero stati headliner. Pure Micah P. Hinson, cantautore texano timido e tormentato, era già stato a Calitri. Però non rappresenta un nome come i Calexico (citiamo questi ultimi per la loro partecipazione all’Ariano Folk Festival e per la vecchia collaborazione con lo stesso Vinicio Capossela). Enzo Avitabile percorre la provincia in lungo e in largo ogni anno.
Su Young Signorino confermiamo la nostra buona impressione (e adesso insultateci pure). Non c’entrava nulla con lo Sponz? Probabile. Pensiamo abbia portato anche pochi fan, che abbia tenuto alla larga dal Vallone Cupo molti potenziali spettatori. Ma neanche Enzo Savastano e The André hanno fatto urlare le genti di gioia. E non per loro incapacità. E’ solo che il pubblico è rimasto disorientato tra i ritmi lenti del concerto del 23 e da un concept che era chiaro solo agli ideatori e a chi legge attentamente programma e testi di Capossela. Che poi Vinicio abbia infiammato l’arena, nel live del sabato, non stupisce…
E’ stato il festival di Vinicio Capossela, per questo non ci stupiamo. Non il festival di Calitri e dell’Alta Irpinia. Non quello delle cannazze e delle quadriglie pur mescolate alle visioni oniriche lungo il sentiero della Cupa. Capossela ha creato un altro mondo, il settimo, quello del sottaterra. La capacità di dare temi e direzioni a ogni edizione è incredibile, da ammirare e dire chapeau. Ma il programma è stato oggettivamente costruito senza pensar troppo ai gusti del pubblico, soprattutto di quello locale ma non solo. E su sette giorni questa scelta non sembra aver pagato.
Mimmo Lucano e gli altri. L’ex sindaco di Riace e Chef Rubio sono state le star della manifestazione insieme a Vinicio Capossela. Personalità che hanno fatto discutere, che hanno acceso il dibattito come quello sull’accoglienza. Ed è anche questo lo Sponz. Non solo un festival musicale ma molto, molto di più. In teoria.
L’organizzazione. Buona, buona. Il festival va vissuto e lo abbiamo sempre detto negli anni. Non è il festival del timbro cartellino ed entro al concerto. E’ anche il festival dei boschi, delle attrezzature portare in giro per chilometri, festival itinerante che a molti ha fatto scoprire le meraviglie di Senerchia e riscoprire la poesia di Cairano. Disagi e ritardi contenuti e mai nessun problema di ordine pubblico. I passi in avanti sono evidenti su molti fronti, ma il rapporto Sponz-Calitri sembra sfibrato. Peccato.