Frangetta colorata, risposta pronta con un marcato accento romano, reazioni che possiamo definire decisamente “impulsive”. Se il vostro televisore il giovedì è sintonizzato sulla nuova fiction di Rai1 con protagonista Alessandro Gassmann, Un professore, avrete capito che stiamo parlando di una delle allieve protagoniste: Chicca.
L’irriverente studentessa è interpretata da una giovane avellinese, Francesca Colucci, trasferitasi a Milano subito dopo la maturità liceale per occuparsi di marketing della moda, con alle spalle una gavetta da modella. Colucci ha iniziato a frequentare le lezioni per svago, «per avere dei momenti solo per me, nei quali sfogarmi, senza pressioni, presenze estranee, doveri. Per metabolizzare la nuova città e la nuova vita che, all’inizio, da piccola e da sola, non era per niente facile. Volevo sentirmi libera senza giudizio. Poi mi sono innamorata di questo mondo, e non ho più smesso». Si forma con insegnanti come Lola Cohen e Juan Fernandez sul Metodo Strasberg, e segue diversi seminari per acquisire padronanza su varie tecniche, come la Chubbuck. Sempre a Milano inizia a lavorare in piccoli teatri e, mentre ancora sta completando il percorso accademico, nel 2019 le viene offerta una parte nella serie Sky Romulus, diretta da Matteo Rovere: «il mio primo casting dal vivo. Sono uscita da lì che ancora non sapevo come fosse andata, ma dicendo alla mia agente “Io voglio fare questo tutta la vita”». Con la nuova avventura in Rai la giovane attrice è approdata nella Capitale, ormai diventata la sua casa. Prima di affrontate le prossime sfide, ci racconta di quella che la vede protagonista nelle case degli italiani proprio in questi giorni…
Ci parli del suo personaggio… Senza spoiler!
Chicca è una ragazza all’inizio molto insicura, aggressiva, un po’ coatta, che non vuole accettare le sue emozioni, il suo mondo interiore. Ha molta paura di scoprirsi. Grazie a Dante Balestra (il prof interpretato da Gassman, ndr) riuscirà a capire qual è la sua strada, a liberarsi di tanti blocchi mentali.
Lei ha 24 anni, ma interpreta un’adolescente. Com’è stato tornare tra i banchi?
Strano, soprattutto in un momento come questo, dove la pandemia ha modificato molto le relazioni. Per lavorare sul mio personaggio ho assorbito molto dai miei colleghi di set più piccoli, che a scuola ci vanno ancora. Con l’età si perde l’impulsività, tipica dell’adolescenza. Aver fatto squadra con tutto il cast è stato molto importante per la riuscita della serie. Soprattutto quando abbiamo girato le scene in classe, abbiamo passato molto tempo insieme e abbiamo instaurato un bel legame, siamo diventati un vero gruppo.
Com’è condividere il set con Alessandro Gassman?
Una bellissima esperienza. Lui è super tranquillo, per niente divo. È stato sempre disponibile a provare le scene insieme a noi, aiutarci a dare un ritmo, per fornire una proposta collettiva al regista. Stessa cosa per quest’ultimo, Alessandro d’Alatri. C’era un bel clima sul set e non è una cosa scontata. Anche perché abbiamo girato tra novembre 2020 e maggio 2021, tra zone rosse ad intermittenza e controlli serrati. Spesso quelli del set erano gli unici contatti umani che avevamo nella giornata e poterseli godere è stato molto bello.
La scuola non ha vissuto un bel periodo durante la pandemia. Che valore assume un prodotto di fiction che la affronta?
I ragazzi della mia generazione e di quella immediatamente dopo di me hanno espresso davvero il bisogno farsi ascoltare, e la scuola ha un ruolo importantissimo in questo. Spesso si pensa che basti limitarsi allo studio della materie, invece sono anni fondamentali per avvicinarsi a diverse tematiche e ragionamenti dei quali si ha bisogno nella vita. La scuola dovrebbe educare all’empatia. Se ci riuscisse, non ci sarebbe nemmeno bisogno di tante lotte o leggi per vedere riconosciute delle questioni, o dei veri diritti. Con questa serie la Rai vuole parlare ad un pubblico più giovane, avvicinarsi non solo agli adulti che normalmente la seguono, perché verranno affrontate storie che parlano a tutti. I problemi dei “grandi” e quelli degli studenti hanno la stessa rilevanza.
Cosa riserva il futuro?
Per quanto riguarda la mia carriera, ci sono diversi progetti che bollono in pentola, ma preferisco non anticipare nulla! In generale, spero che si inizi davvero a dare il giusto valore ai settori della cultura e dell’arte. La pandemia è stata tremenda, per i lavoratori dello spettacolo tutto si è fermato molto più a lungo che per altre categorie. Non basta “soltanto” riaprire i teatri e i cinema, bisogna investire e sensibilizzare.