Sindaco al secondo mandato consecutivo, sul Comune da decenni. Marcello Arminio domenica è stato rieletto primo cittadino di Bisaccia, battendo con un buon margine la concorrenza dell’altro Arminio, il paesologo Franco. Una sfida che ha stimolato la curiosità di molti ben oltre i confini irpini e finita persino sulle pagine de L’Espresso per la notorietà dello scrittore.
Durante questo mese ha mai temuto di non farcela?
No, e non è presunzione. Non l’ho mai temuto perché ero convintissimo di sapere cosa i cittadini del mio paese si attendessero, le loro speranze. Ero certissimo che potevo continuare a dare loro risposte e ho avuto ragione in toto, anche pronosticando gli oltre 300 voti di differenza.
C’è un dato però che Franco Arminio rivendica in questi giorni su Facebook, il voto dei giovani. Ha vinto lei perché a Bisaccia ci sono più anziani?
Intanto non è vero, perché dall’analisi del voto emerge che i giovani hanno votato per metà anche me, anzi forse pure più della metà. Ma è pure inesatta l’interpretazione: non mi hanno votato gli anziani, mi hanno votato i cittadini di Bisaccia di qualsiasi età, semplicemente perché non hanno apprezzato la proposta altrui, più fondata sull’immaginario che sulla concretezza. I nostri paesi del Sud hanno esigenze straordinarie e attese importanti. Lui ha affermato di voler fare di Bisaccia un esperimento, era un progetto nebuloso. Io ho una buona dose di follia. Ho fatto sempre battaglie, ho animato contestazioni, ho portato avanti scioperi della fame. In prima linea contro la chiusura dell’ospedale e la discarica del Formicoso. Sono un effervescente, ma sono anche saggio e, se oggi dico che bisogna stare con i piedi per terra, evidentemente questa è la necessità. Il sogno e gli esperimenti sulla gioia e la bellezza sono fuori posto in un contesto che ha problematiche concrete ancora da risolvere, in un quadro territoriale e nazionale di incertezza. Chi arriva e parla di sogni, laddove non sono superate le emergenze, è come quello che vuole cibarsi di soli dolci senza aver assunto un buon pasto. Il rischio glicemia è troppo alto! Possiamo gioire, ma a stomaco pieno, avendo incassato certezze sul futuro.
E’ sbagliato dire che la sua è la vittoria della conservazione sulla rivoluzione?
La mia è la vittoria della normalità. Franco con il nostro supporto l’anno scorso ha organizzato un festival di tre giorni che ha portato qualche centinaio di suoi tifosi a Bisaccia. Per lui quello è turismo. Ma lo è anche il nostro: collaboriamo continuamente con le associazioni e ogni anno organizziamo due settimane di cartellone. Per lui la bellezza sono i fiori in piazza, che pure ci sono; per noi è dare ai nostri bambini una scuola moderna. Insieme alla Comunità montana Alta Irpinia di cui sono presidente, abbiamo sistemato 2-3 parchi in paese per far giocare i nostri bambini. La bellezza non è aria fritta, deve trovare riscontro nelle cose. E, soprattutto, lui mi ha etichettato come democratico cristiano. Io non mi vergogno di esserlo, non mi vergogno di essere un moderato in un tempo di assoluta confusione. Per lui questa etichetta è stato un modo per rafforzare il suo personaggio al di fuori dei confini locali, di proporsi come comunista o di sinistra. Io me ne frego di chi si definisce il più grande scrittore d’Italia. La poesia è cura dell’anima, non dei paesi.
Sindaco, ma a lei la poesia proprio non piace? A scuola non le imparava a memoria?
Guardi, tutto ciò che è mnemonico non mi aggrada. Io sono un uomo libero, l’idea di mandare giù le cose a memoria non mi piace. Quando intervengo, durante i comizi, non leggo mai. Mi butto nell’agorà. E, perdoni la presunzione, non ho nulla da imparare dal mio rivale. Scrivo commedie per compagnie teatrali giovanili, ho girato il mondo sin dai 14 anni, sono stato un musicista, un insegnante, un funzionario Inps. Ho due figli che lavorano, uno qui e uno a Milano, ma con le loro forze. Sono stato assessore e consigliere comunale. Mi sono candidato a sindaco quattro volte e ho sempre vinto, con avversari diversi quali il senatore De Vito e lo stesso Franco Arminio. Sono un progressista straordinario, mi volgo continuamente al nuovo, ma con i piedi piantati per terra. Tutto questo Franco lo sapeva, come lo sanno bene i miei concittadini che infatti mi hanno rivotato. Loro sapevano di avere un sindaco sempre disponibile, dinamico. La mia squadra rappresenta il futuro, lui era il vecchio perché proponeva cose già fatte.
La frattura tra i due Arminio è cosa sanabile? Del resto il paesologo può essere un’indubbia risorsa per Bisaccia…
Sono aperto a collaborazioni, ma senza fare il furbo, senza polemiche strumentali. Come quelle che continuo a leggere sui social da parte di suoi sostenitori. Il problema è che dietro Franco c’erano una serie di personaggi della politica paesana che sono stati tutti sconfitti. Nel gergo del biliardo si direbbe che ho fatto filotto. Ho solo un’amarezza per i continui attacchi a me e alla mia comunità che su Facebook continuo a leggere. Attacchi di gente di ogni parte d’Italia, che ci giudica senza conoscerci, solo perché fan di Franco. Io mi aspetto che lui metta fine a tutto questo, che intervenga e non continui a svendere per protagonismo la dignità del mio paese. Del resto, a Bisaccia non si era candidato il Messia.
Senta sindaco, voliamo per un attimo sopra Bisaccia. Dalla sua amministrazione, forse anche per i benefici già avuti all’ex ospedale “De Guglielmo”, quasi mai sono arrivate in questi anni parole di critica al lavoro svolto nel contesto del Progetto pilota Alta Irpinia. Per lei e la sua squadra quindi va tutto bene?
Io ritengo che complessivamente si stia lavorando bene, anche se con una lieve lentezza nel procedere dovuta in una prima fase alla burocrazia e poi alle posizioni delle varie anime, dei diversi sindaci che avevano inevitabilmente idee diverse. Da parte mia ho sempre cercato di smussare le situazioni spigolose. Ora dobbiamo far succedere le cose, dobbiamo realmente decollare come area pilota. Il presidente De Mita è anche stato rieletto, buon per lui! Immagino che alla sua età ha scelto di essere ancora in attività, ha motivi importanti per continuare e adesso darà una spinta alla sperimentazione.