L’allarme lo ha lanciato Enrico Borghi, deputato Pd piemontese che è stato più volte a Nusco vicino ai sindaci del progetto pilota per l’Alta Irpinia. Nel Recovery Plan è prevista una sforbiciata ai fondi per la Strategia nazionale aree interne. Dal miliardo e mezzo iniziale a 900 milioni di euro. “La riduzione dei fondi destinati alle aree interne nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, di cui si parla oggi sui media, non appare certo una scelta oculata. Al contrario, a nostro avviso appare molti più opportuno procedere, sulla scorta di soluzioni già adottate da altri paesi europei come ad esempio la Spagna, con una riserva di quota finalizzata ad una politica specifica e integrata contro l’invecchiamento, lo spopolamento e la desertificazione dei territori montani e delle aree interne”, scrive Borghi in una nota stampa, citando un articolo sul tema de “Il Sole 24 Ore”.
Il neoministro per il Sud, Mara Carfagna, sta dunque lavorando a una rimodulazione dei fondi a beneficio delle Zone economiche speciali (Zes). Per Borghi serve invece “un’iniziativa trasversale alle azioni del Piano che realizzi una vera e propria Strategia Nazionale per le Aree Montane e Interne, accelerando i processi di spesa, puntando sulla qualificazione delle pubbliche amministrazioni locali e sul loro potenziamento tecnico-professionale”.
All’indomani della presentazione della bozza originaria del piano si era registrato entusiasmo per l’attenzione dedicata alle 72 aree pilota di tutta Italia. Ora si intravede un cambio di rotta. In Alta Irpinia i sindaci sono compatti contro il taglio. Non ci sono differenze di casacca politica. Da Salvatore Vecchia (Lega) a Rosanna Repole (Pd) tutti si sono detti delusi per la virata della Carfagna.