Il coronavirus e la quarantena hanno prodotto e stanno producendo dibattiti su ogni aspetto del vivere. Non potevano mancare i piccoli borghi, spina dorsale del Paese. Il “La” lo ha dato Repubblica con l’intervista a Stefano Boeri, architetto. “Via dalle città, nei vecchi borghi c’è il nostro futuro“. Spesso accade che i titoli su argomenti del genere siano forzati. Qui invece è abbastanza aderente all’intervista.
Sempre su Repubblica hanno risposto Marco Bussone dell’Uncem, l’associazione dei comuni e degli enti montani recentemente a Nusco per promuovere il progetto forestazione dell’Alta Irpinia, e Rosanna Mazzia dell’associazione dei Borghi più belli d’Italia. Entrambi hanno invitato personalità come Boeri a contribuire. L’auspicio è una strategia che dia sfogo per chi vive in città e opportunità per i paesi in via di spopolamento.
Il primo ha detto “lavoriamo insieme per rafforzare le reti dei servizi. Il digital divide distrugge i borghi più del tempo. Lavoriamo insieme anche per un’azione che porti servizi scolastici, sociali e trasporti di qualità, affinché i territori, i borghi, le zone montane del Paese, non subiscano continui tagli quando i bilanci degli Enti regionali e dello Stato vengono sforbiciati. E lavoriamo insieme sulla fiscalità differenziata e peculiare per queste aree montane, per chi vive oggi e per chi vuole vivere e fare impresa nei borghi“. Tutti temi inseriti negli obiettivi della Strategia nazionale aree interne, che ora più che mai si sta interrogando sul futuro.
“Solo da qualche anno i borghi italiani sono stati rivalutati, perlopiù come luoghi da visitare per le vacanze e in effetti in numerosissimi borghi non vi sono ancora le condizioni necessarie per decidere di trasferire la propria residenza o il lavoro, soprattutto quello smart“, ha invece sottolineato Mazzia.
Emerge quindi, e fortunatamente, una visione realistica delle aree interne. Oggi tuttavia, nel corso del Tgr Campania, alcuni agenti immobiliari hanno immaginato un aumento del valore delle abitazioni al di fuori delle città. E il presidente del Parco del Matese ha aggiunto: “E’ la nostra grande occasione“. Ma sono percorsi da costruire e in fretta. Il tempo delle sperimentazioni è finito ma il dibattito è comunque partito. E se dovesse produrre un’accelerata, in termini di strategie e risultati, potrebbe essere cosa buona.