Le foto delle piazze deserte di notte, deserte come lo sarebbero normalmente o quasi. Blocchi di cemento piazzati per controllare due strade di accesso al paese. Una macchina della Protezione Civile che passa col megafono, che quasi ricorda gli avvisi per le strade di Pripyat dopo l’esplosione di Chernobyl. Vnimanie Vnimanie. Attenzione, attenzione. Istantanee di metà settimana, della prima settimana.
L’Irpinia del coronavirus lotta ed ha una zona rossa, ancora più rossa. Ad Ariano Irpino 11 casi sui 14 totali. Se non è la Codogno d’Irpinia, come titolava pochi giorni fa Il Mattino, non si capisce cosa sia. Per il resto i primi giorni di questa strana quarantena, che a volte sembra coprifuoco, che muta e può mutare alle 21.40 con la conferenza stampa di Conte, in provincia di Avellino sembrano un paradosso.
E’ come se ci si illudesse di vivere un periodo inedito, lontano anni luce dal precedente. E’ così naturalmente, ma non del tutto. Come se le vie senza il covid-19 pullulassero di gente, come se ogni giorno esistesse il traffico. Nei paesi ci si paragona alle città dove il mutamento è davvero visibile, sin dalle prime ore dell’alba.
E’ l’Irpinia che vorrebbe inconsciamente e retroattivamente sentirsi uguale alle altre terre in termini di vita, vitalità. E questo virus mette tutti in casa. Sullo stesso piano, davanti alla tv, sul divano. Adesso non c’è differenza tra chi si fiondava verso l’aperitivo nella metropoli e chi, prima dell’isolamento, tornava a casa nel paesino.
Il virus è un livellatore sociale formidabile. Per una volta l’Irpinia è come le città, purtroppo in un momento terribile. Vnimanie Irpinia. Attenzione per il coronavirus chiaramente. E Vnimanie, attenzione. Dovrai svegliarti da questo incubo con più forza. Per reclamare i tuoi diritti, i tuoi ospedali, per riscattarti dal torpore e dal tuo letargo perenne.