Altri cinque anni in Municipio per Giancarlo De Vito, manager affermato e primo cittadino di Aquilonia per il secondo mandato consecutivo. Contro di lui ben tre avversari, due dei quali a lungo in trattativa per la costituzione di un’unica lista: Antonio Caputo e Donato Cataldo.
Sindaco, è stata una partita vinta dalla sua squadra o un match perso dagli altri, incapaci di trovare l’accordo in fase di formazione delle liste?
Non so se la mancata unione degli avversari ha pesato o meno. So però che cinque anni fa ereditammo un paese dormiente, dove non si tenevano eventi, i lavori pubblici erano fermi. Non c’era nulla alla voce socializzazione, niente sul piano occupazionale. Noi lo abbiamo rimesso in moto evitando un disavanzo negativo e agendo su più fronti. Oggi, posso dirlo ad alta voce anche io perché è finita la campagna elettorale, Aquilonia è un paese con disoccupazione praticamente inesistente.
Quindi è stato soprattutto merito suo e dei suoi?
Io non mai avuto velleità di fare il sindaco. Sono direttore generale di un gruppo da 5mila dipendenti e gestire il pubblico è molto diverso dal privato. Ma da primo cittadino io ho dato tutto per Aquilonia e non ho preso un soldo di indennità facendo in modo che quelle risorse venissero spese per i bambini: per far provare loro l’esperienza del volo e mandarli in piscina, per camping sulle Alpi; abbiamo istituito un premio letterario e l’anno prossimo, grazie a un gemellaggio con la città di Monclair, puntiamo a realizzare uno scambio culturale negli States per le terze medie. Credo siano state queste le leve del nostro successo. Poi è chiaro che non possiamo ipotizzare quello che sarebbe potuto accadere in presenza di meno liste. Quel che è certo è che è stata una vittoria più sofferta e anche più entusiasmante rispetto al 2013, quando vinsi doppiando gli avversari.
Adesso l’attendono altri cinque anni. Cosa immagina per Aquilonia?
Saranno cinque anni fondamentali perciò lunedì sera ho ringraziato gli elettori e ho spiegato che questo mandato sarà caratterizzato dal coinvolgimento dei cittadini nelle decisioni.
Un’apertura al confronto che sembra un po’ una risposta alle critiche mosse dai suoi avversari. Lei è stato accusato di aver soffocato ad esempio l’associazionismo in questi anni.
Chi mi ha accusato (Caputo, ndr) si riferiva alla vicenda della Pro Loco. Mi permetta di chiarire che io, da sindaco che metteva a disposizione una sede, avevo il diritto di acquisire documentazione, come lo statuto o la programmazione per gli anni successivi, che il presidente non mi ha mai fatto avere. Così come avevo diritto a suggerire di aprire la Pro Loco ad altre realtà associative, per renderla più forte. Sono stato accusato di voler fare un colpo di stato.
Anche con il comitato nato in sostegno delle famose casette asismiche non ha avuto rapporti idilliaci però. Quando dice che vuole aprire al confronto, si riferisce anche a questa questione?
Senta, per quelle casette nel 1990 è stato approvato un piano di recupero che prevede la loro demolizione e ricostruzione. E sia chiaro: quelle non sono casette, sono favelas. Sono edifici fatiscenti, con gabinetti a cielo aperto. I promotori del comitato hanno amministrato cinque anni prima di me: se ci tenevano così tanto, perché non hanno approvato una variante al piano di recupero? Altrimenti, visto che su di esse insiste un finanziamento da 900mila euro vincolato, io credo sia giusto procedere. E’ stato ricostruito un intero paese: tenere in piedi quelle quattro casette non ha senso. Le hanno fatte diventare un fatto nazionale. Dicono rappresentino la nostra memoria storica, ma non è vero. La gente vuole solo dimenticare la vita in quegli edifici. Senza contare che non sussistono le condizioni igienico-sanitarie per tenerle in piedi. Il lotto è vicino alla scuola, si concentrano topi e serpenti, non è accettabile. Però farò un incontro su questo con i cittadini.
Sta dicendo che potrebbe rivedere la sua posizione sull’abbattimento?
Chiederò loro una proposta, ci dimostrino come fare e come si fa. Sono pronto ad accoglierla, se concreta e se ha il favore della popolazione. Io non vivo di ripicche. Non divento vincitore se le casette vengono demolite, non esco sconfitto se non accade.
Aquilonia ha comunque luoghi di interesse, penso al sito di Carbonara o a un edificio come la Casa della Cultura. Belle potenzialità. Su questo fronte come intende muoversi?
Noi per il nostro paese abbiamo individuato una vocazione turistica. Gestisco aziende e so bene che una fabbrica ad Aquilonia non ci verrebbe mai. Lo spopolamento è un problema di 118 Comuni in Irpinia e oltre 500 in Campania. Lo Stato non può fare niente per aiutarci. Allora dobbiamo aiutarci da soli, fare da soli. Noi abbiamo un borgo, un lago, l’enogastronomia: tutto questo deve far sì che Aquilonia sia meta turistica nei fine settimana. Per questo motivo ci siamo mossi a livello sovracomunale con un contratto di lago e con un progetto assieme ai Comuni di Lacedonia, Monteverde e Bisaccia, per il rilancio dello spettacolo dell’acqua.
L’anno scorso non si è tenuto, quest’anno neppure. Realisticamente quanto tempo passerà prima che il progetto decolli?
L’anno prossimo riavremo lo spettacolo dell’acqua, ma sarà qualcosa di molto diverso dal passato. Avrà un taglio sovracomunale, un grande evento di livello anche regionale, completamente ripensato. Mi sono candidato perché non lascio le cose a metà, raggiungerò l’obiettivo nell’interesse del territorio.