«A un mese e mezzo dalla decretazione dello stato di emergenza per l’epidemia del coronavirus, e dopo varie riunioni fatte sulla sicurezza dei lavoratori, continuano ad arrivare segnalazioni di gravi criticità e prese di posizioni unilaterali da parte di svariati “imprenditori” della nostra provincia: CoFreN (Avellino), Aurubis (Avellino), Ims (Morra de Sancitis mai fatto ciclo continuo), Lmp (Avellino), Vitillo Group (Ariano Irpino e Lacedonia), Targetti (Nusco), Irpinia Zinco (Lacedonia); poi per la filiera che segue la Omi ovvero Lfi (Vallata e Lacedonia) , Hpd (Lacedonia), Redam ( Lacedonia) e tutto il “mondo” PoEma che non è stato affrontato nella discussione Ema». Questa la denuncia del segretario generale della Cgil di Avellino Franco Fiordellisi.
«In particolare denunciamo la mancanza di sicurezza per lavoratrici e lavoratori, la mancata costituzione in ogni azienda del Comitato per le Regole di sicurezza che veda la partecipazione pro-attiva del sindacato e dei delegati aziendali. In molte realtà la distanza di sicurezza non è rispettata, così come la pulizia sistematica degli strumenti o luoghi di lavoro usati da più lavoratori, così come i prodotti di protezione individuale (mascherine, guanti, occhiali, tute, camici, ecc., conformi alle norme) non sono verificati o disponibili – spiega Fiordellisi -. Le sollecitazioni a confrontarsi fatti dalla scrivente organizzazione sindacale, prima di adire ad azioni sindacali o denunce, anche penali, sono dettate dalla convinzione che nel confronto, vero e preventivo, si possa far capire che il contrasto alla diffusione del virus è fondamentale, che quindi la rimodulazione dei livelli produttivi, con la parziale o totale sospensione delle attività non indispensabili è possibile solo con il coinvolgimento dei sindacati e dei delegati/lavoratori perché le aziende le vivono, ed in esse rischiano se non ci sono tutte le condizioni di sicurezza, rischiano i lavoratori ma anche la collettività, e questo è inaccettabile».
Muovendo da queste premesse e a fronte dell’impostazione del ministro della Salute, rispetto alle norme di sicurezza e di ripresa graduale, la Cgil di Avellino chiede una convocazione al prefetto di Avellino Paola Spena con l’obiettivo che la rappresentante territoriale del governo si attivi per una verifica puntuale e stringente per la sicurezza dei lavoratori chiamati a produrre, ma per i quali nessuna, o poche, misure di tutela sono attivate.
«La discussione e quanto definito con Ema non può essere una mosca bianca, ma la regola per tutte le aziende che intendono produrre o che stanno producendo difformemente da quanto previsto dalle regole di buon senso e di sicurezza per tutti. In considerazione di ciò sarebbe opportuno predisporre le verifiche necessarie, e se del caso, in accordo con i sindaci e la Protezione civile prevedere la sospensione temporanea delle produzioni per le aziende inadempiente del Protocollo di sicurezza», conclude Fiordellisi.