Due anni di Progetto Pilota, oggetto non più misterioso in attesa di Roma

A questo punto non resta che attendere i documenti ufficiali e definitivi sulla Strategia del Progetto Pilota. La giornata di ieri non è stato un traguardo, ma a poco più di due anni dalla costituzione della Città dell’Alta Irpinia, possiamo tranquillamente dire che il percorso ormai è ben oltre il giro di boa.

Quando a inizio 2015 nel Castello di Bisaccia si riunivano per le prime volte i 25 sindaci dell’area pilota non era ben chiaro cosa avrebbero dovuto fare e come. Non era chiaro alla stampa, forse non lo era neppure agli stessi amministratori. Il Progetto Pilota è approdato in Alta Irpinia sotto forma di oggetto sconosciuto, di cui tutti però da subito hanno iniziato a raccontare le miracolose e salvifiche possibilità. Un po’ calato dall’alto grazie all’intuizione dell’ex ministro Fabrizio Barca, un po’ voluto dal basso per la mediazione sull’asse Napoli-Alta Irpinia tra l’allora governatore della Campania Stefano Caldoro e l’allora alleato Ciriaco De Mita. Ma grande attivismo mostrarono subito anche alcuni sindaci, come il primo cittadino di Sant’Angelo dei Lombardi Rosanna Repole, forte del buon rapporto personale con Barca.

Sin dai primi vagiti la Città dell’Alta Irpinia ha palesato le sue debolezze. Perché, anche se si stenta a comprenderlo, il vero elemento d’innovazione dello strumento Progetto Pilota altro non è che il tenere insieme paesi e amministrazioni e costringerli a ragionare come comunità, mettendo da parte i campanili. Un grande training per sindaci chiamati a imparare a progettare come sistema, precondizione per l’accesso ai fondi europei.

Ma tenere allo stesso tavolo ad esempio l’allora sindaco di Lioni Rodolfo Salzarulo e il collega di Nusco è apparso immediatamente complesso. Il professore di filosofia difficilmente rinuncia a dire la sua, e lo ha fatto sin da subito anche nelle stanze bisaccesi sollevando perplessità sulla costituzione del comitato di coordinamento che avrebbe dovuto affiancare il presidente eletto per acclamazione De Mita (pratica poi accantonata), ma pure sulle funzioni da associare. Era facoltà dell’area pilota infatti scegliere quali funzioni gestire in maniera associata. L’Alta Irpinia ha puntato su catasto e infrastruttura digitale, rinunciando ad altre voci quali ad esempio i rifiuti. Parva sed apta, considerati i caratteri spigolosi dei piloti nostrani.

Nei mesi successivi le assemblee migrano, salvo rare eccezioni, nella sede della Comunità Montana a Calitri. Sono i giorni delle grandi riunioni, con o senza Barca, alle quali ogni Comune partecipa con tre esperti, selezionati dai sindaci, presupponendo possano portare un contributo innovativo al disegno futuro del territorio altirpino. Sono i giorni delle lunghe discussioni divise per argomento in tre stanze: sanità, mobilità, scuola. E con la benedizione di Franco Arminio sono i giorni del tavolo sull’idea forza, cioè quello dedicato allo sviluppo. La fase di ascolto termina a luglio 2015 con la metafora dell’arcipelago a sintetizzare l’approccio alla base della Città dell’Alta Irpinia.

A marzo 2016 le riunioni subiscono un altro trasloco, da Calitri a Nusco. Da Roma arriva l’ok al preliminare di Strategia, cioè alla bozza di cose da fare messa a punto dai sindaci per riorganizzare i servizi e contrastare lo spopolamento dell’area. Un mese dopo Barca lascia il suo incarico, gli subentrerà il piemontese Enrico Borghi, deputato PD. (nella foto in alto a sinistra). Poco dopo le amministrative di giugno, che segnano l’uscita di scena come sindaco del professore lionese, fanno dire a un entusiasta De Mita, nella prima riunione post voto: “Mi pare che siano state finalmente superate oggettive prevenzioni che finora avevano caratterizzato questo tavolo. Ora le amministrazioni hanno capito che bisogna lavorare insieme”. In realtà, con l’arrivo al tavolo di diversi volti nuovi (Delli Gatti per Torella, Antonio Gentile per Guardia, Salvatore Ruggiero delegato da Lioni, Antonio Di Conza per Lacedonia) il “posto” di guida del fronte critico all’interno dell’assemblea viene occupato dai sindaci di Sant’Angelo e Calitri, Repole e Michele Di Maio. Che iniziano una battaglia mediatica e politica contro il vertice, che puntano il dito contro la mancata trasparenza, il mancato coinvolgimento dei territori nei lavori del Progetto Pilota. Il presidente replica a muso duro in ogni occasione, i toni si fanno aspri.

La Città dell’Alta Irpinia sembra scricchiolare, destinata a impantanarsi, prigioniera delle sabbie mobili di una dialettica partitica e politica condizionata da dinamiche esterne. A rendere più complesso il quadro contribuisce la confusione sulla questione turismo: i 25 Comuni ottengono il riconoscimento di distretto turistico dal ministero per i Beni culturali, ma si fa fatica a comprendere che si tratta di uno strumento diverso dal Progetto Pilota, seppure integrabile. In un drammatico effetto domino, la guerra dei Gal rischia di congelare i rapporti già freddi tra amministratori. Di Maio non si presenta più alle riunioni (compresa quella con De Luca di ieri), la collega di Sant’Angelo invece continua a dare il suo contributo ai lavori. La sensazione è che i tempi siano destinati ad allungarsi: del resto a luglio 2016 ci si era dati dicembre come scadenza per la stesura del documento definitivo. E a dicembre l’Alta Irpinia non figurava tra i progetti approvati a Roma.

Poi ieri una prima svolta, con la firma del governatore Vincenzo De Luca sui 200 milioni, segno che la Regione crede nel progetto e in generale punta su questa parte del territorio. Ora tocca a Roma che dovrà dare l’ok alla Strategia e siglare l’Accordo di programma quadro, cioè l’intesa tra Stato-Regione e Città dell’Alta Irpinia che darebbe modo di trasformare le idee dei sindaci in azioni concrete.

Paola Liloia

Classe 1985, laureata alla Sapienza in Editoria, Comunicazione multimediale e Giornalismo. Ha collezionato stage in uffici stampa romani (Confapi, ministero per la Pubblica Amministrazione, Senato) e collaborato con agenzie di comunicazione, quotidiani online locali e con il settimanale "Il Denaro". Ama la punteggiatura. Odia parlare al telefono e i tacchi. Ama l’Inter e le giornate di sole.

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