Bravo sindaco, che hai avuto il coraggio di parlare delle intimidazioni nel tuo paese e di spiegare i possibili motivi! Bravo davvero, non è da tutti affrontare così certe situazioni. Non qui, non nella presunta valle verde altirpina. Potevi rassicurare i tuoi concittadini con discorsi di circostanza, anche ad effetto. Avresti potuto utilizzare il politicamente corretto e quelle frasi che dicono tutto e niente. Magari il classico “aspettiamo prima di parlare, intanto fiducia negli inquirenti”. E invece no, hai usato determinate parole che da queste parti non si sentono spesso. Che si fa fatica a pronunciare per paura di rompere un equilibrio ipocrita e una falsa serenità dannosa. Procura per esempio. Hai detto: “Queste non sono bravate di qualche ragazzo, qua siamo soltanto all’inizio della battaglia”.
Complimenti dunque a Pompeo D’Angola, sindaco di Sant’Andrea di Conza, che ha denunciato pubblicamente ciò che sta accadendo nella piccola comunità da qualche mese ad oggi. La chiarezza va sempre elogiata, piacciano o meno i contenuti. Per il momento, dunque, si riaffaccia un’ombra inquietante in Alta Irpinia. E’ quella della criminalità legata all’affare del vento. Organizzata, dei colletti bianchi, dei cani sciolti? Non sta a noi dirlo e forse neanche al sindaco di Sant’Andrea, che però avrà avuto sicuramente qualche elemento per poter mettere in relazione gli incendi ai mezzi comunali col braccio di ferro sull’eolico.
E non sta a noi scrivere sulla lavagna “eolico è uguale a mafia”. O dire se una procedura sia legittima o meno. La materia è decisamente complicata perché qui e soprattutto in questa fase rischia di diradarsi addirittura la competenza di un Procuratore come Rosario Cantelmo. Ed entra, entrerà la politica con la redazione del Piano a cui i sindaci sembra siano stati chiamati a collaborare (forse un po’ tardi) per stabilire una volta per tutte quali siano i territori idonei a ospitare nuovi insediamenti.
Ma intanto ci piacciono le parole del sindaco D’Angola perché abbiamo bisogno di chiarezza, ora più che mai. Su tutto. I cittadini hanno bisogno di sapere se su questo pezzo depresso e vivace di terra vi siano interessi rilevanti di qualsiasi forma di criminalità. E cambiando discorsi, ma neanche tanto, i cittadini hanno bisogno di conoscere il loro probabile destino in relazione all’area. Di sapere se di agricoltura si può davvero rivivere. Se ci sia o meno la volontà di costruire una rete turistica. E, nel caso, se si possa fare ovunque. Se accantonare qualunque nuovo sogno industriale. Sarà poi compito dei genitori e soprattutto dei figli scegliere, magari dopo che la politica (non crediamo sia possibile uno sviluppo totalmente dal basso) avrà indicato le prospettive reali a breve e non a medio termine. E allora si potrà decidere con più elementi se restare o scappare. Se restare e lottare oppure sopravvivere aspettando una fine che al momento appare ingloriosa.