Sul referendum del 17 aprile la Cgil si smarca. Il sindacato ora sembra palesemente “sì triv” a meno di visioni opposte al suo interno. A Repubblica il segretario nazionale dei chimici, Emilio Miceli, dice abbastanza chiaramente che “in un mondo attraversato dall’ombra della guerra e con il rischio di un coinvolgimento fortissimo dell’Italia, sarebbe un errore strategico, fatale per il nostro paese vietare l’estrazione di idrocarburi“.
Inoltre Miceli lancia l’allarme: “Ci saranno imprese che chiuderanno i battenti, emigrazione verso altri lidi di frotte di ingegneri e di complesse infrastrutture tecnologiche e logistiche che rischiamo di perdere, insieme a migliaia di posti di lavoro dell’indotto, nelle quali primeggiamo perché è un lavoro che sappiamo fare, una volta tanto tra i primi nel mondo”.
“E’ legittimo – dice ancora – diffondere il dubbio che l’Italia sia un paese nel quale, oggi per la burocrazia e domani per il costo dell’estrazione, non convenga investire perché è un Paese a legislazione emotiva e quindi è bene guardare fuori dal perimetro nazionale?”. Una posizione che sta già facendo discutere tra la politica e i comitati.