“Io sono Daniel e vengo dall’Etiopia. Ho attraversato prima il deserto, poi sono arrivato in Italia con un barcone di 370 persone. Avevo una famiglia, ma forse tra un mese potrò rivederla nel vostro Paese con il ricongiungimento. In un anno ho studiato informatica, italiano, ho preso il diploma di terza media”.
“Io invece vengo dalla Costa d’Avorio, sono passato per il Mali e ho visto morire troppe persone. Qua ho trovato pace e speranza”.
“Io vivevo in Pakistan, avevo un negozio di abbigliamento. Sono fuggito anni fa perseguitato dai Talebani. Adesso qui sto bene”
Con la testimonianza di tre rifugiati si chiude il primo anno di attività del progetto Sprar a Sant’Angelo dei Lombardi. Nell’assemblea pubblica c’erano il parroco, il sindaco, gli operatori. E’ stato un momento per fare chiarezza dopo alcuni focolai di protesta nel paese (sui social network e con manifesti). I primi, legati al timore che possano arrivare altri ospiti. E dopo i timori per la presenza dei quaranta ragazzi, una presenza ritenuta da molti troppo assidua.
“A un anno dall’avvio del progetto il bilancio è positivo – commenta il sindaco Rosanna Repole -. Sant’Angelo dei Lombardi continua a essere un esempio di buona integrazione, noi lavoreremo perché gli ospiti stranieri siano inseriti nel migliore dei modi”.
“Come Chiesa accogliamo e cerchiamo di dare il nostro aiuto a tutti, indipendentemente dalla provenienza – ha ricordato Don Piero Fulchini -. Ci interessa soltanto l’essere umano”.
“Il valore aggiunto di un progetto del genere è l’incontro di culture diverse, non si può che crescere”, dice Giancarlo Cetta di Irpinia 2000 Onlus.
Per il momento polemiche superate.