“Siamo alla mercé dell’acquedotto pugliese”, gridano i manifestanti di Caposele. Sono in tanti. Donne e bambini, ragazzi e ragazze di tutte le età. Anziani, simpatizzanti di vari partiti. E sono arrivati pure candidati alle regionali. Caposele grida contro lo “scempio ambientale”. A poche decine di metri dal secondo cantiere più grande d’Italia dopo la Tav spunta un pozzo di 13 metri di diametro.
Poco distante dalla galleria idrica Pavoncelli Bis, che porterà acqua alla Puglia appena terminati i lavori, spunta questo pozzo con colonne di cemento alte altri 10 metri o giù di lì. La manifestazione si svolge davanti a questa seconda opera. “Di cui non sapevamo niente quando si stava progettando la galleria atto secondo”, spiega Ernesto Donatiello, attivista del comitato. Davanti al cantiere c’è località Saure, luogo antico dalle grandi potenzialità attrattive. E allora la rabbia. Anche la rabbia di chi fino ad ora non aveva preso parte alle proteste, magari sperando nei posti di lavoro del cantiere Pavoncelli Bis.
“Quei quattro posti di lavoro?”, riflette con amarezza il geologo Sabino Aquino (nella foto in basso). “Io l’avevo detto, dal cantiere nulla di buono”. Il professore è quello che ha portato l’approvazione della Pavoncelli Bis a fermarsi più volte davanti ai tribunali. Poi quello supremo ha deciso. “La Pavoncelli si può fare”. Solo che poi quei posti di lavoro non sono arrivati. Poco più di quattro posti non hanno creato indotto.
In più c’è il pozzo-capannone. “E questa è solo la prima avvisaglia dell’impatto ambientale dell’opera in questione, la Pavoncelli Bis. Adesso osservo che tutta la cittadinanza ha preso coscienza dei problemi che porterà la galleria – continua il geologo -. La nuova galleria rappresenta uno sperpero, si poteva riparare la vecchia opera senza impattare. Vale la pena mettere a repentaglio la zona? E poi ormai i lavori sulla galleria idrica sono fermi da mesi”.
Ma che cos’è questo pozzo-capannone in località Saure? A vederlo sembra proprio un dinosauro di cemento. Serve da bypass idrico. A collegare le due gallerie, la Pavoncelli e la Pavoncelli Bis attraverso il sottosuolo, attraverso una terra che a detta del comitato verrà smossa dai macchinari ogni 30-40 anni. Ogni 30-40 anni.
Cosa chiedono i manifestanti? Almeno l’abbattimento dei pilastri di cemento. Almeno quello. A chi lo chiedono? Al commissario delegato Roberto Sabatelli, che supervisiona Pavoncelli e tutto il resto per far arrivare l’acqua in Puglia. A Caposele le polemiche tra sindaco assente alla manifestazione e comitati si faranno più pesanti. C’è da scommetterci. Il sindaco ha firmato la convenzione. Acqua alla Puglia in cambio di ristoro economico. Qualche centinaio di migliaia di euro. Ma il problema è più ampio, come al solito. Sicuramente oltre i confini di Caposele e forse della stessa Irpinia. Intanto però la gente è scesa in piazza.