Gli inquirenti non escludono la pista del suicidio. Ma nel paese nessuno pensa a questa ipotesi. Lo scrivono su Facebook, ce lo dicono anche per telefono. L’appello è quasi unanime. “Non si faccia passare per suicidio questa tragedia“. Tagli alle braccia e sul collo, trovato in una pozza di sangue l’architetto Donato Tartaglia. In un luogo isolato lungo la vecchia ferrovia nel comune di Aquilonia. E già sembrerebbe strano il gesto. Morire dissanguato con tagli al collo auto-inflitti? Se la mente umana è inestricabile, c’è da dire che la vittima stava lavorando a numerosi progetti non solo ad Aquilonia. Insomma, Tartaglia sembrava non avere alcun problema dal punto di vista economico. Cultura e spettacoli in primo piano, l’avevamo visto in un concerto a Sant’Angelo dei Lombardi soltanto qualche giorno fa, nell’ambito di un progetto di cui è protagonista.
Non ci sono elementi diretti che farebbero propendere per un omicidio, trapela da ambienti investigativi. Ma l’ipotesi suicidio resta a prima vista poco plausibile. Donato Tartaglia lascia una moglie e due figli. Sconvolta tutta la comunità irpina. Il professionista era conosciuto in tutta la provincia e anche a Napoli. C’è chi come lo scrittore Franco Arminio parla di “maledetta Irpinia” riferendosi a un estremo gesto di Tartaglia. Chi come il sindacalista Franco Fiordellisi lascia aperte le ipotesi legate agli affari sull’eolico. L’architetto, in un clima infuocato sulle energie rinnovabili e dopo 14 gesti intimidatori che hanno colpito gli impianti dell’Irpinia d’Oriente, faceva anche parte del comitato locale contro l’eolico selvaggio. Ovviamente per adesso il riserbo degli inquirenti è massimo.