Di Comitato No Trivellazioni Petrolifere in Irpinia
A campagna elettorale terminata, finalmente, si può tornare a discutere in maniera concreta della questione Petrolio in Irpinia. Lontani dalla demagogia di circostanza e dagli spot, mossi da una rinnovata e ancor più caparbia volontà, ripartiamo dalle proposte e dalle soluzioni per cercare di mettere fine a questa annosa vertenza.
Allo stato, il progetto Gesualdo-1 è in attesa del trasferimento delle competenze istruttorie dalla Regione al Ministero dell’Ambiente, al quale verrà deputato il compito di esprimersi sull’istanza di Valutazione d’Impatto Ambientale.
Il ministero dovrà verificare un progetto dalle forti criticità e opacità, oggetto a tutt’oggi di un forte dibattito sulla stampa locale, che ha trovato forti obiezioni da tutta la società civile irpina e dagli operatori economici dell’agroalimentare che si sono mostrati decisi e compatti nel sostenere il No all’avvio delle ricerche petrolifere in questa provincia.
Questo stato di stasi però non può esimere le comunità dall’attivarsi in previsione di un temuto via libera ministeriale. Si fa appello quindi a tutte le amministrazioni comunali, Gesualdo in primis, a riservare fondi nel bilancio previsionale da destinare ad eventuali ricorsi amministrativi e monitoraggi ambientali ante operam. Le soluzioni “politiche” facilmente sbandierate in campagna elettorale potrebbero non bastare, o potrebbero risultare tardive, rispetto ad un’istruttoria che a Roma rischia di subire un’accelerazione improvvisa e non più gestibile, come invece è stato sino ad ora.
Tornando alle soluzioni “Politiche”, è bene fare una precisazione sulla fase assolutamente cruciale nella quale adesso si trova l’Irpinia interessata dalle ricerche petrolifere. Con lo sciagurato sblocca italia il Permesso di Ricerca NUSCO, la cui scadenza attuale è prevista nel 2018, verrà prorogato di altri 30 anni. Una spada di Damocle che penderà sulla testa anche della prossima generazione ma soprattutto un rischio reale e concreto sulla credibilità e sulla portata di ogni forma di progettualità di sviluppo economico che si volesse proporre o incentivare.
L’impegno del nuovo consiglio regionale dovrà, gioco forza, essere incentrato sull’introduzione di misure di salvaguardia e di tutela, tali da prefigurare garanzie concrete per un territorio dalle forti prerogative ambientali, vocato allo sviluppo dell’agroalimentare. E l’occasione per far pesare questo impegno sarà al tavolo della conferenza unificata Stato-Regioni, previsto dallo Sblocca Italia e del quale se ne attende la convocazione, nel quale verrà definito il piano delle aree da destinare alle ricerche petrolifere su terraferma. Arrivare a quell’appuntamento forti di un piano di gestione territoriale preciso e ben indirizzato è l’ultima possibilità concreta per scongiurare un rischio la cui gravità è denunciata da tutti.
Una fase decisiva quindi, nella quale la responsabilità di chi ci governa dovrà fare i conti con le legittime istanze di un territorio, stanco di politiche drogate dalle speculazioni economiche, e fermamente convinto della necessità di politiche di gestione territoriale finalmente davvero coerenti con le vocazioni che l’Irpinia rivendica.