Un dito medio alzato in direzione della telecamera della polizia che lo stava filmando, mentre tranquillamente timbrava il cartellino e lasciava il posto di lavoro per sbrigare le proprio faccende personali.
Si comportava così uno dei tanti furbetti del badge beccati dalla Polizia di Avellino. 21 le misure cautelari emesse dalla Questura con sospensione dall’attività lavorativa. Il doppio, secondo gli inquirenti, le persone coinvolte a vario titolo nell’inchiesta che rivelato una vera e propria “struttura camorristica. Un sistema criminale ai limiti dell’associazione a delinquere”. Queste le parole del procuratore aggiunto, Enzo D’Onofrio. che ha aggiunto: “Si tratta di un sistema complessivo con alla base una solidarietà criminale diffusa. Le nostre accuse, tra l’altro, si basano sulla realtà inequivocabile dei fatti non su sospetti“.
Una prassi che non risparmiava nessuno. Un terzo degli indagati, infatti, è formato da medici. “L’attività di indagine – ha spiegato Castello, capo della Mobile – è partita lo scorso febbraio in seguito ad alcune segnalazioni ed è stata portata avanti con pedinamenti ed osservazioni, confrontando minuziosamente orari di entrata ed uscita, permessi richiesti o non richiesti. Un’attività che non lascia margini di errore. Quel che preoccupa, però, è la sfrontatezza con la quale questi crimini venivano perpetrati. Anche chi si è accorto di essere osservato continuava comunque ad assentarsi. Alcuni badgiavano addirittura per conto di assenti giustificati”.
Durissima la premessa del procuratore della Repubblica, Rosario Cantelmo: “Non crediamo di essere infallibili. – dice – non ci sentiamo esenti da critiche, basta che vengano da parti qualificate. Non ci si illuda, però, la Procura non si ferma. sappiamo che quello della pubblica amministrazione è un terreno scivoloso e che confrontarsi con i colletti bianchi o grigi è difficile ma che nessuno si illuda – ripete – non ci fermeremo. Di questa indagine preoccupa l’atteggiamento di impunità degli accusati, la totale insensibilità rispetto alla legge. Una impunità che in questa provincia non c’è”.
Il Questore Maurizio Ficarra. “Quali controlli?”
“Quello di truffa è uno dei reati più odiosi condotti contro l’intera collettività. Assentarsi dal lavoro più volte anche nella stessa giornata è un danno all’ufficio pubblico ma anche nei confronti di tutti quei cittadini onesti. L’operazione odierna, per la quale ancora una volta il lavoro di Procura della Repubblica e Squadra Mobile si dimostra ineccepibile, è la dimostrazione che non intendiamo lasciare nulla per strada”. E poi aggiunge, evidentemente in risposta al commissario Asl Ferrante che aveva parlato in mattinata: “Controlli avvenuti in modo non chiaro“.