Enrico Borghi concilia, media, espone. E’ il consigliere del Governo sulla strategia Aree Interne ed è chiaro che tenda a salvare ogni percorso intrapreso, in Irpinia e nella altre zone d’Italia individuate. Però a Nusco qualche messaggio sul piano altirpino lo manda, soprattutto rivendicando il ruolo centrale del Governo.
“Le aree interne non sono una risposta arcaica – inizia -. Rappresentano un laboratorio a cui Italia deve guardare e sono anche una scommessa fatta con Europa. A Bruxelles c’era grande scetticismo sulle risorse da destinare a queste zone. Quando siano andati lì abbiamo detto chiaramente che questa strategia fosse la risposta alla crisi delle metropoli. Ci hanno guardato così (in modo strano, ndr). Abbiamo sfidato l’Europa anche rispetto alle cattive performance sull’utilizzo dei fondi comunitari. Qualche anno fa lo slogan era obiettivo spendere il 100 per 100. Oggi – osserva Borghi – dobbiamo spendere bene. La fine di questo processo sarà tra 4 anni, quando dovremo dimostrare se questi approcci siano risultati realtà o esercizi retorici. Tra 4 anni la Germania non ci permetterà più di operare in questo senso. Quindi abbiamo una doppia responsabilità – aggiunge -. Costruire un percorso e dimostrare che siamo alla guida di questo processo. Ma l’operazione aree interne – dichiara – non sarà un carrozzone. Se lo diventasse non lo faremo nemmeno partire. Noi abbiamo voluto imperniare il meccanismo attorno a due presupposti fondamentali. Innovazione, e governance e principio di sussidiarietà. Si è discusso troppe volte dei contenitori senza preoccuparsi dei contenuti. Qui – e fa riferimento allo scontro tra i sindaci – bisogna stare attenti a una suggestione. Vale per tutti. Stare attenti alla tentazione del potere come gestione, che rischia di soffocare la nascita del progetto anche come pensiero e utopia. Noi – è l’avvertimento – non siano programmando i prossimi 3 mesi, il nostro compito è quello di dire come saranno tra 20 o 30 anni queste aree. Allora – dice ancora agli amministratori – occorre concentrarsi su questa fase sennò di fermarci alla prima curva”.
Un chiarimento. A Nusco i sindaci discutono, anche animatamente, su chi debba governare il percorso. C’è il presidente Ciriaco De Mita che afferma in maniera perentoria: “I sindaci propongono, i tecnici predispongono”. E chi, come i cosiddetti dissidenti, vorrebbe che l’assemblea dei sindaci diventasse luogo centrale per tutto. O in alternativa che si individui un luogo fisico che faccia da sintesi, anche in Regione. E dunque qui si inserisce la visione di Borghi, che apre a una forma ibrida di gestione. Né con De Mita né con gli altri. Ma una soluzione va trovata: “Il modello di governance si deve costruire, stiamo parlando un progetto assolutamente innovativo. Nessuno viene qui a dirvi la forma. Avete costruito una cosa singolare, un’associazione tra comuni, che è importante. Ma i sindaci oggi, complice la crisi e altri fattori, stanno perdendo la loro dimensione politica e si concentrano sulle gestioni pratiche. Avete costruito uno strumento che state affinando – continua -. E allora faccio io un invito a Invitalia e Formez (soggetti fondamentali nel Progetto, ndr) a starvi più vicini. Vi siete chiamati comunità, il che presuppone un’orizzontalità nelle decisioni. Abbiamo bisogno di dimostrare che tutto questo diventi concreto. I circa 4 milioni di euro del Progetto, 190 in tutta Italia, trascinano altre risorse. Il problema però non sono le risorse, è che le risorse devono generare delle risposte”. E conclude rivolto ai venticinque sindaci: “Spendere qualche ora di lavoro in più ora, anche sul rapporto con partner e associazioni“.