I protagonisti della Cooperazione si sono confrontati sul Laceno nel corso della tre giorni Udc. Problemi e prospettive generali nelle varie relazioni. Hanno infatti parlato Vincenzo De Bernardo, direttore nazionale Confocooperative-Federsolidarietà, e Carlo Borgomeo (Fondazione con il Sud). Sul tavolo anche gli aspetti legati alle cooperative in Irpinia. Un insieme di soggetti che danno lavoro a più di duemila persone. Con persone che non ci tengono affatto a essere paragonati ai protagonisti di Mafia Capitale o ai vari soggetti inadempienti (vedi i casi delle strutture per immigrati in provincia di Avellino).
Una realtà importante, quella della cooperazione, con grosse criticità. “Una di queste è sicuramente legata alla lentezza con la quale vengono erogati i pagamenti da parte degli enti pubblici”, ha detto Alberico Iannaccone (nella foto in alto).
Iannaccone, presidente provinciale Unci, ha duramente criticato un sistema che così non può reggere: “Ormai non si tratta più di aspettare mesi. A volte si va anche oltre – denuncia – e non tutte le cooperative sono in grado di far fronte alle spese da nel corso di un lavoro. Oggi molte cooperative stanno anche facendo il salto di qualità in Irpinia – spiega -. Si passa dalle collaborazioni ai contratti più rappresentativi, la provincia ha una rete di assistenza domiciliare superiore alle province del Nord. Ma chi lavora diventa anche esso povero, perché i soldi arrivano a singhiozzo. E non c’è anticipazione bancaria che tenga”.
Giuseppe Del Giudice, ex direttore del Consorzio Alta Irpinia. “Gli anziani aumentano, la forza lavoro se ne va. Magari gli imprenditori potrebbero dare qualche contributo, anche nel loro interesse. In Alta Irpinia ci sono tante aree industriali…”.
E per Carlo Borgomeo “il Welfare un crisi non perché non ci sono soldi, ma perché i bisogni sono cresciuti. Spreco di risorse. Ma nelle nostre regioni è impensabile un assessore alla sanità e un altro servizi sociali. Come se la sanità fosse una cosa seria e i servizi sociali un covo di ragazzi buoni. Quindi bisogna accorpare. Cambiare atteggiamento è doveroso da parte di chi fa le scelte politiche, dobbiamo costruire la coesione sociale di base, condizioni essenziali. No agli sprechi ma bisogna considerare alcuni bisogni come prioritari”.
Per il deputato Giuseppe De Mita è “mutata qualità di diritti, mutato il contesto all’interno del quale i diritti vengono garantiti. Servono misure nella prossima legge di stabilità. Dopo l’industrializzazione poniamo la cooperazione come strumento di crescita sociale. I diritti sono diventati favori, non va bene”. Insomma, il grido d’allarme è stato lanciato: allo Stato, alle Regioni, il compito di rispondere.
Vincenzo De Bernardo che ha incentrato il suo intervento sul ruolo della cooperazione, un mondo che muove in Italia circa diecimila cooperative: “Il know how della cooperazione è farsi carico delle persone svantaggiate, ma non solo. Si può facilmente passare dall’idea delle persone svantaggiate a quella dei territori svantaggiati. La cooperazione sociale oggi è un agente di sviluppo per recuperare pezzi di territorio. La formula cooperativa è quella che consente di far diventare leader di un territorio l’insieme di persone. L’Italia per fare sviluppo ha bisogno di persone normali. La cooperazione ci riesce perché “costringe” le persone a mettersi insieme”.