Vincenzo Peretti, Professore di zootecnica generale e miglioramento genetico alla Federico II di Napoli, fa parte del comitato referendario lanciato mercoledì a Napoli. Protagonista insieme al consigliere regionale Francesco Borrelli, alla consigliera Pd Antonella Ciaramella e agli irpini Gianluca Festa e Pellegrino Palmieri. Gli abbiamo chiesto la linea che intendono adottare in Campania in vista del referendum, dove le aree interne di Irpinia e Sannio rientrano nelle mire dei petrolieri ma non rientrano nelle materie del quesito. Ma dove i dubbi sul futuro sono tantissimi.
Professore, domanda secca. Non è che disincentivando le estrazioni di idrocarburi in mare si favoriscono a medio termine quelle in terra?
No, nella maniera più assoluta. Non esiste alcuna correlazione tra referendum e ricerche nelle aree interne. E del resto le compagnie resteranno al lavoro anche con il referendum visto che i permessi in atto dureranno anni.
Certo, ma intanto qualcuna si è già sfilata…
Sì ma ripeto… non si trasportano le piattaforme in Irpinia.
Bene, vedremo. Nel frattempo come si coinvolgono milioni di cittadini di tutta la Campania?
Facendo capire a tutti che il problema riguarda l’Italia, il futuro di tutta la Penisola. Gli irpini dovrebbero votare in massa, ma per quanto appaia difficile noi dobbiamo tentare di raggiungere il quorum su base nazionale. Se non si raggiungesse, il Parlamento potrebbe fare ciò che vuole. Anche prevedere che si torni a cercare ed estrarre gas e petrolio ovunque.
E con il quorum e con il sì all’abrogazione della norma contestata?
Sarebbe un segnale importantissimo per il Governo. La nostra linea sarà portare la gente a votare, non c’è altra strada. Si tratta di un voto simbolico molto forte che determinerà le politiche future.
Nelle ultime ore emergono anche posizioni sì triv. La Cgil con il segretario dei chimici Miceli ha parlato del lavoro che darebbero le compagnie…
La posizione era prevedibile, ma io non vedo grandi possibilità a livello lavorativo nel petrolio. Non quelle che potrebbe dare il turismo almeno. In realtà è necessario affrontare il problema della transizione energetica e investire subito nel settore delle rinnovabili, che potrà generare progressivamente migliaia di nuovi posti di lavoro. Penso che il tempo delle fonti fossili sia scaduto.
In definitiva ci pare di capire che i no triv, siano comitati apartitici o all’interno del partiti, imposteranno la campagna referendaria sul principio e non sul quesito in senso stretto?
Per il momento è così, poi è chiaro che dopo bisognerà fare una discussione come dicevo poco fa. Sulle rinnovabili e sull’incentivo al turismo, soprattutto, che può essere la risorsa più grande del Paese.