Come si può parlare di sviluppo, comunità allargata, città dell’Alta Irpinia, se pure in un paese di 800 abitanti i livelli di litigiosità restano sempre altissimi? Prendiamo Senerchia, non a caso. Qualche giorno fa i numeri dell’Istat certificano il crollo demografico. Un abitante su cinque se ne è andato negli ultimi anni. E’ il dato peggiore dell’area e dell’intera provincia. Arriva subito il comunicato stampa dell’opposizione. “Davanti a questa tragedia annunciata le istituzioni, a partire da quelle locali, sembrano rassegnate come se ci trovassimo davanti ad una calamità naturale che non può essere arrestata”. E il consigliere Claudio Mazzone aggiunge: “Vivere a Senerchia oggi è difficile. Significa mandare i propri figli in una scuola con un’unica pluriclasse, in una struttura pericolosa e vecchia. Ma a Senerchia è diventato difficile anche morire. Con un cimitero comunale che versa in una condizione di abbandono e degrado. Non c’è più neanche il parroco, lo sostituisce il vescovo che dà disponibilità solo in certi orari della giornata per i funerali e le funzioni di rito”. Il sindaco Beniamino Grillo individua alcuni dei motivi dello spopolamento nella chiusura delle fabbriche, sia nell’area industriale di Senerchia che nei nuclei del Salernitano. Senerchia ha un’oasi naturalistica (nella foto), ma Grillo sostiene che sia “impossibile bilanciare i posti di lavoro persi nell’industria con quelli di un turismo possibile”. Mazzone ha ragione? O ha ragione Grillo? Sinceramente pensiamo che quei livelli di litigiosità non aiutino, per niente, in un dibattito che non riguarda solo Senerchia, non riguarda solo l’Alta Irpinia, ma è presente in tutte le aree interne ad eccezione delle mete turistiche, ma turistiche davvero.
Citare un cimitero nel discorso spopolamento, seppur come concausa, ci pare quantomeno fuori traccia. Significa portare il dibattito dentro le mura comunali, senza guardare a cosa avviene e non avviene intorno. Al contrario, avere un’oasi e non rilanciarla come si deve non è un approccio da amministratore lungimirante, visto che qualche Comune (vedi Castelmezzano in Basilicata) con lo spettacolo della natura, unito all’ingegno dell’uomo, non ci campa ma quasi.
Non è edificante nemmeno il botta e risposta Proloco-Comune sulle carte dell’associazione e sulla sagra del maiale che la prima intende realizzare. Non edificante in un comune che fa registrare un -20% nell’andamento demografico. Come può pretendere di rialzarsi un paese che vede un muro contro muro tra amministrazione e la principale associazione che si occupa di promozione? Ma tant’è. “La pro loco – scrive oggi il primo cittadino – non brilla certo per iniziative, esclusa una breve e modesta manifestazione estiva, nessuna proposta seria è stata mai messa in campo. Rimaniamo a disposizione di chiunque voglia attivarsi nella realizzazione di iniziative pubbliche che, al pari della sagra del maiale, non sono di proprietà di nessuno, non sono marchi registrati e appartengono solo e solamente all’intera collettività dei senerchiesi”. Una collettività che i dati danno in drammatico assottigliamento, anche se altri paesi stanno messi solo un po’ meno peggio. E si va avanti così. Oggi è toccato a Senerchia scannarsi politicamente, domani toccherà a un altro piccolo comune sempre più piccolo. La speranza è che in quelli al voto si inizi a parlare di area e non di campanili, anche se lo diciamo prima di ogni campagna elettorale.