Qualche giorno fa i sindaci dell’Alta Irpinia si erano mostrati divisi sull’accoglienza dei migranti. Tutti sono convinti che la zona sarà chiamata prima o poi a offrire spazi e alloggi. Poi c’è chi preferisce proporre un progetto unitario, chi organizzarsi singolarmente. E chi preferisce aspettare dicendo intanto di non avere molto spazio. Il 27 ottobre se ne ridiscute all’assemblea del Consorzio dei Servizi Sociali di Lioni. Intanto sempre da Lioni sono arrivate parole incisive da parte del presidente regionale di Confcooperative, Antonio Borea, e dalla presidente del Consiglio regionale Rosetta D’Amelio.
Il primo si è detto deluso dalla “mancanza di disponibilità al sociale“. Parla degli enti locali essenzialmente, perché “dopo 5 anni di buio in Regione, ora c’è effettivamente maggiore attenzione verso certi temi, dalle donne ai migranti. Ma su questa emergenza – ha continuato – siamo fermi. Nei Comuni non c’è nessuna integrazione e vedo che qualcuno si mostra anche contrario. Io dico che oggi non si può chiudere nessuna frontiera“. E auspica come presidente di Confcooperative un maggiore raccordo tra Prefettura, Comuni e cooperative stesse.
Rosetta D’Amelio apre all’ipotesi di un’accoglienza intelligente. “Resto colpita quando sento che noi non siamo disponibili ad accogliere, qui in una terra che ha avuto tanta solidarietà. Noto che non sempre scatta la solidarietà. Io penso che 200 migranti non possano arrivare in un paese di 800 abitanti, così si stravolgerebbe il paese stesso. Ma con proporzioni diverse tutti i 118 paesi della provincia possono fare qualcosa. Vedo che i sindaci non riescono a programmare. I migranti – chiude la D’Amelio – possono diventare una risorsa e non ci stravolgono l’esistenza“.
Le parole di Borea e D’Amelio alla presentazione del libro di Pasquale Gallicchio, “La Curva”. Ora quindi si aspetta la nuova assemblea al Consorzio. Si dovrà vagliare la posizione di tre paesi importanti (Calitri, Montella e Nusco) che nell’ultima riunione non erano stati presenti al momento della decisione (meglio dire del rinvio della decisione). Gli altri, i più piccoli, sembrano nettamente contrari a costruire un percorso preventivo di accoglienza. Cassano, Cairano, Andretta, Monteverde, Rocca e Torella, hanno detto no con parole e motivazioni diverse. Intanto però la situazione dell’Alta Irpinia è sotto la lente d’ingrandimento della Prefettura. Su 25 paesi quattro ospitano centri Sprar (Sant’Angelo dei Lombardi, Bisaccia, Conza e Sant’Andrea). Due paesi hanno centri di accoglienza, Aquilonia e Lacedonia. Restano 18 comuni senza accoglienza, in un territorio molto vasto e scarsamente popolato. Le caratteristiche non sono sfuggite al Prefetto, che in una delle sue ultime dichiarazioni ha parlato proprio di questo quadro.