Ciriaco De Mita riparte dall’Alta Irpinia. A Sant’Andrea di Conza lancia insieme al nipote Giuseppe “Prospettiva Popolare”. I due assicurano la lista. Nel paesino si presenta anche il candidato per le regionali Giuseppe Rosato. Ma soprattutto, il presidente torna sulle scene dopo la quarantena e dopo il suo intervento al cuore.
E’ in forma, arriva in Alta Irpinia e chiarisce subito: “In questa campagna elettorale sarò l’unico a parlare di politica. E questo significa discutete di problemi e prospettive”. E nel corso dell’incontro nella ex Società Operaia dirà: “Non consentirò a nessuno le promesse in vista delle regionali, ma ricostruirò ciò che è accaduto così che ognuno possa farsi un’idea e votare”.
Qualche attacco è riservato al Pd e a Maurizio Petracca, ma il sindaco di Nusco ci tiene più a ripercorrere criticità e prospettive del progetto pilota da lui guidato. Del resto siamo in Alta Irpinia. “Ma siccome si vota per la Regione, questa storia dell’alleanza con De Luca va chiarita. Con De Luca la discussione sull’utilizzo dei fondi, per le aree che non siano Salerno, è ancora aperta per quanto ci riguarda. Le cose serie che si faranno, saranno frutto del rapporto tra la Regione e la presidenza dei sindaci”.
Ammette, o meglio ribadisce, che l’area pilota abbia camminato a fatica: “È difficile far capire che abbiamo lavorato quasi sei anni senza risorse economiche”. Sul futuro però si dice ottimista perché “In Alta Irpinia sono previste iniziative imprenditoriali importanti, ma bisogna fare attenzioni alle crisi come quella che può colpire la Ema”. E la sua terra resta al centro dell’intervento: “Io sono fuori dalla mediocrità, alla mia età posso dirlo. Uno dei miei desideri è la crescita e lo sviluppo dell’Alta Irpinia”.
Aree interne nelle parole di Giuseppe De Mita, che per certi versi riprende un dibattito nato all’indomani del lockdown: “Ci prepariamo alla campagna elettorale avendo fatto uno sforzo di comprensione rispetto a quello che è accaduto ora e negli ultimi anni. Ci saranno le liste, le elezioni, i vincenti e i perdenti. Ma dobbiamo renderci conto che una prospettiva va assolutamente cercata. Ciò che è accaduto riaprirà il dibattito sulle aree interne. I paesi sono un cuore pulsante, in alcuni momenti si sgonfia e in altri riprende vita. Ora il processo produttivo è cambiato rispetto alla fabbrica. E il virus rischia di diventare un fatto ciclico, così avremo l’esigenza di ricollocare gli abitanti delle città”.