Il Made in Italy a rischio. Un grido d’allarme che nella giornata di oggi ha trovato diffusione con la manifestazione del Movimento Riscatto che ha coinvolto in particolare Campania, Puglia, Basilicata, Sicilia e Sardegna. A scatenare la protesta le recenti decisioni dell’Unione Europea; proprio oggi, infatti, il Ministro delle Politiche Agricole Maurizio Martina ha incontrato l’Ue a Bruxelles per chiedere l’attivazione delle clausole di salvaguardia presenti nel trattato Euromediterraneo.
Primo promotore della manifestazione Gianni Fabbris, coordinatore nazionale del Movimento Riscatto.
La mobilitazione di oggi colpisce come un fulmine a ciel sereno dopo la grande sponsorizzazione che, attraverso i media, si sta facendo dei prodotti Made in Italy. La confusione è inevitabile. Cosa sta succedendo davvero al settore agricolo italiano?
L’iniziativa di oggi, la prima di una lunga fase di mobilitazione, è nata dall’incontro delle diverse manifestazioni in corso in Puglia e Basilicata, e le numerose iniziative svoltesi a Febbraio anche in Sicilia. Tutte loro hanno in comune la profonda crisi economica dell’agricoltura e il calo dei prezzi al campo. E’ vero, viene continuamente celebrato il Made in Italy del quale, però, oramai non è rimato più nulla. Il lavoro dei nostri agricoltori è sempre più svuotato, il Made in Italy è ora in mano alle multinazionali, alla speculazione finanziaria e alla grande industria. Tutto ciò si traduce inevitabilmente nel crollo di prezzi al campo, del latte, del grano, dell’ortofrutta; insomma, non c’è un settore che si salva.
Il Movimento Riscatto oggi si muove in massa per chiedere giustizia allo Stato, quali sono le responsabilità che gli attribuite?
I nodi di 25 anni di pesanti errori della politica agricola fatta in questo paese stanno finalmente arrivando al pettine; abbiamo una classe dirigente che ci sta condannando ad una pesantissima crisi. Le nostre mobilitazioni hanno una caratteristica nuova: non c’è solo una protesta ma un progetto, un Movimento che si sta espandendo in tutte le campagne italiane. Stiamo lavorando con l’obbiettivo di costruire una forte reazione popolare, democratica ma soprattutto unita verso gli obbiettivi da raggiungere.
E quali sono i principali obbiettivi che il Movimento Riscatto conta di raggiungere?
Il primo è chiedere al Governo di mettere in campo misure straordinarie contro la crisi che abbiamo vissuto come uno tsunami in tutte le nostre campagne. Solo così potremo salvare le aziende agricole e agrozootecniche, sempre più indebitate. Siamo di fronte alla grande contraddizione tra l’Europa e lo Stato. Il Governo ha sostenuto che avrebbe tanto voluto dare una mano alle aziende per impedirne la chiusura ma che ciò non è stato possibile a causa dell’Unione Europea che lo ha impedito. E’ una falsità: i trattati Europei impediscono gli aiuti di Stato ma, quando un Governo lo chiede motivando le ragioni con forza e concretezza, l’Ue non può dire di no. E’ già accaduto, ad esempio, con l’Alitalia e con le quote latte, entrambe questioni risolte grazie a misure in deroga, cioè con l’intervento finanziario dello Stato. Ciò consentirebbe una pianificazione e un abbattimento del debito e una moratoria degli atti esecutivi fino a quando un vero piano di rilancio della nostra agricoltura produttiva avrà effetto.
Il secondo obbiettivo consiste nel chiedere al Governo di ottenere e applicare le clausole di salvaguardia previste negli accordi di libero scambio euromediterranei con il Maghreb; tali accordi prevedono interventi quando il prezzo dei prodotti nel mercato interno crolla troppo sotto per effetto delle importazioni. Questo è il nostro caso: pretendiamo che queste clausole vengano assunte e rafforzate per essere estese a tutti i settori, non solo a quello agricolo.
La mobilitazione di oggi ha soddisfatto le vostre aspettative?
Assolutamente si, abbiamo messo insieme sindaci campani, lucani, pugliesi, siciliani e sardi; come prima giornata è andata alla grande. Basti vedere i risultato raggiunto ad Altamura, dove 300 trattori hanno sfilato fino al palazzetto dello sport accompagnati da una grande folla. Dalla Campania, precisamente dal comune casertano di Pietravairano, abbiamo lanciato la prossima tappa della mobilitazione. Entro 40 giorni è previsto lo Sciopero Nazionale della Terra, una grande giornata di iniziative nazionali attorno a cui stiamo costruendo la trattativa con il Governo. Abbiamo già chiesto il tavolo con il Ministro dell’Agricoltura e con le Regioni. Attendiamo quanto prima una loro risposta.
L’Irpinia in questo clima critico come si colloca?
Ne è pienamente coinvolta. Per questa ragione, stiamo preparando un’iniziativa sulla grave crisi dell’agricoltura anche in provincia di Avellino. L’Irpinia è sotto il mirino dell’eolico selvaggio e delle trivellazioni, su questo tema intendiamo dire la nostra e porre la massima attenzione. Questo territorio, totalmente abbandonato dall’attività agricola, che ormai non rende più, è diventato facile preda di qualunque rischio a partire dall’eolico passando per le biomasse, il biogas e concludendo con le discariche abusive. Promuoveremo anche qui un’altra economia, trasparente e circolare, lontana dall’uso industriale delle risorse che avvantaggerebbero solo la speculazione finanziaria. Stiamo organizzando, presumibilmente per il 9 Aprile, un seminario pubblico che si terrà a Monteverde a quale inviteremo la Regione Campania, i comitati e le realtà locali. Per questo motivo, tra il 17 e il 19 Marzo sarò in provincia di Avellino, più probabilmente nei comuni di Calitri e Bisaccia.