L’avvio della campagna referendaria contro le trivellazioni petrolifere sembra caratterizzarsi per una distanza tra gli opinion leader e la gente. Se non si cambia registro la distanza diventerà incolmabile molto presto. E’ vero che il quesito non riguarda direttamente l’Irpinia, ma qui una massiccia partecipazione al voto avrebbe uno straordinario significato simbolico in vista di scelte future.
In questi giorni il comitato “No Triv” ha consegnato una lettera a Rosetta D’Amelio, presidente del Consiglio regionale. In pratica si chiede all’esponente Pd, e agli altri eletti, di prendere parte alla battaglia per il sì: quindi di schierarsi contro le perforazioni. Un modo per far rispettare le promesse del periodo pre-De Luca. Un modo per inchiodare gli eletti e tutti i politici che avevano basato la propria campagna elettorale su temi come l’ambiente (cioè il 99 per cento dei candidati). Insomma, “portate le vostre preferenze al referendum e fate scrivere sì, altrimenti dimostrerete di essere solo politicanti”. Iniziativa anche giusta. Peccato che alle ultime regionali sia andato alle urne solo il 46,59 degli irpini. E che quindi i No Triv farebbero meglio a rivolgersi anche e soprattutto alla larghissima fetta di elettori che ha scelto di non scegliere la politica, ma che magari sarebbe disposta ad appoggiare la causa ambientalista o lo sviluppo sostenibile. Per fare questo non basteranno le campagne sui social e le apparizioni sui canali di informazione nelle sue varie forme (difficile inoltre che l’informazione a livello nazionale inserirà il referendum tra i temi caldi per un mese e mezzo). Manca infatti pochissimo. Un mese e mezzo al 17 aprile, giorno del referendum. E non vediamo volantinaggio, appelli nelle piazze e incontri ad hoc…
Dall’altro lato invece c’è il silenzio o la scarsa chiarezza. Sabato scorso si è ritrovata la Destra di “Primavera Irpinia”. Tra i protagonisti c’è Sabino Morano. E’ colui che per primo, con il giornalista Erminio Merola e l’ex sindaco di Avellino Giuseppe Galasso seguiti dal sindacalista Giovanni Centrella, si schierò mesi addietro a favore del petrolio. Orbene, Morano nelle eleganti stanze di un hotel cerca di compattare le anime smarrite della destra post-berlusconiana. E fin qui va benissimo. Poi però scivola, a nostro parere, proprio quando affronta la questione trivellazioni. “Sono in corso da parte della comunità scientifica internazionale degli studi molto approfonditi sul tema delle trivellazioni e il dibattito è molto complesso. Penso che qualsiasi opportunità di sviluppo economico debba essere almeno vagliata senza pregiudizi e con particolare attenzione. In questo Paese non possiamo essere contrari a tutto ma dobbiamo almeno dare spazio agli studi, alle ricerche e valutare”.
Questo ha detto Morano. E pensiamo sia una posizione troppo comoda. Il dire “valutiamo”, adesso, è dire nulla. Perché in questi anni i comitati che lo stesso Morano ha criticato hanno prodotto decine e decine di documenti a supporto della tesi No Petrolio. Forse sarebbe stata più utile la chiarezza in questa importante uscita pubblica. Un qualcosa come: “Siamo favorevoli al petrolio perché genererà tot. posti di lavoro, produrrà questa ricchezza quantificabile in (…). Perché porterà determinati benefici e perché dati alla mano crediamo che il vino lasci poco agli irpini e che il turismo non valga niente”. Invece no. “Vagliamo e valutiamo”. Politichese. Vero pure che i sì triv non hanno alcun interesse a portare le persone all’urna referendaria. Ma in chiave futura sarebbe preferibile che anche loro mostrassero a quel che resta dell’opinione pubblica una tesi più approfondita; che facessero nascere un dibattito alla pari. Un dibattito, se così si può chiamare, che oggi è tra pochi eletti. Proprio il caso di dirlo…