“Il riscatto e la redenzione sono possibili anche in una storia come questa. Lo penso da ebreo e uomo di sinistra”. Gad Lerner ha introdotto così davanti alla platea attenta e numerosa del Circolo della stampa di Avellino il suo ultimo lavoro “Concetta. Una storia operaia”. “Nella sconfitta è quantomeno fondamentale testimoniare la propria versione dei fatti”, ha sottolineato l’ex direttore del Tg1 con una citazione, sebbene non letterale, del Premio Nobel Saul Bellow. Di qui il bisogno di testimoniare senza demagogia, per conto di Concetta Candido, una delle storie più drammatiche ed esemplari della condizione dei lavoratori in Italia, nel 2017.
Concetta lo scorso 27 giugno si diede fuoco, a titolo dimostrativo e non per volontà suicida, nella sede Inps di Corso Giulio Cesare a Torino. Attendeva da mesi la Naspi, l’assegno di disoccupazione che prima tardava ad arrivare per intoppi burocratici, poi era arrivato ma con un importo molto inferiore alle aspettative. Addetta alle pulizie, la 46enne di Settimo Torinese era stata licenziata con altre tre donne da una cooperativa alla quale i suoi ex datori di lavoro avevano esternalizzato il servizio. Una storia simile a molte altre che restano nel silenzio e rappresentativa dello stato in cui versa il mercato del lavoro nel nostro Paese dove le tutele sindacali valgono per pochi e la precarietà è il tratto distintivo dei rapporti contrattuali. Dove i centri culturali sono in crisi e la mancanza di punti di riferimento consegna i lavoratori al rancore. Dove la politica, soprattutto quella di sinistra, che pure si mostra sempre pronta nel definire il lavoro questione fondamentale e centrale della propria agenda, manca puntualmente l’appuntamento con la capacità di leggere la società e di comprendere che se una donna arriva a darsi pubblicamente fuoco, quell’azione è un atto politico a tutti gli effetti e non può passare inosservato. “La politica ha divorziato dal sociale e questo distacco è dovuto al pensare che la classe operaia, ad esempio, non serviva più a conquistare il potere. Quindi gli operai non erano più strumenti, ma andavano guardati come persone – ha spiegato Lerner -. Di contro i sindacati si sono asserragliati nella difesa della loro organizzazione e di quelli a loro più vicini, tralasciando un mondo fatto di milioni di lavoratori invisibili che ruotano attorno ai servizi”.
Come le donne incontrate dal giornalista Rai durante le riprese della trasmissione “Operai”: erano anch’esse addette alle pulizie impiegate per poche ore settimanali e soli 40 euro al mese. “Pensai che erano pazze a lavorare per soli quaranta euro, ma mi spiegarono il fine della sopportazione di quella umiliazione: conservare il contratto a tempo indeterminato con la speranza che in futuro l’impresa potesse aumentare gli orari e dunque le paghe. Quando dopo pochi mesi – ha ricordato Lerner – lessi sulla homepage di un quotidiano della tragedia di Settimo Torinese, compresi subito che la storia di Concetta andava raccontata”.
Sul tavolo del Circolo della stampa, simbolicamente, panettoni e pandori Melegatti, altra azienda i cui lavoratori sono al centro di una vertenza. Al confronto con lo scrittore, moderato da Generoso Picone, hanno preso parte l’assessore alla Cultura del Comune di Avellino Bruno Gambardella, la presidente del consiglio regionale Rosetta D’Amelio, la scrittrice Luisa Cavaliere, la sindacalista Antonella Pezzullo e l’operaia e Rsa Fiom Cgil della FCA di Pratola Serra, Italia d’Acierno. Proprio quest’ultima ha denunciato: “Si parla di classifiche sulla qualità della vita, ma cosa è? Come si misura in un posto, la nostra provincia, dove l’industria non c’è più, la sanità è nelle mani delle cooperative, i suicidi sono tantissimi, dove c’è un mostro chiamato l’Isochimica?”.