La chiusura definitiva dell’Accordo di programma quadro del Progetto Pilota significa, volendo volare molto bassi, che ora è finalmente possibile aprire la borsa e spendere i denari che il Governo nazionale e la Regione Campania hanno destinato alla Città dell’Alta Irpinia. Che nonostante la gestazione lunga e tormentata, quest’ultima è comunque tra le prime aree interne del Paese ad arrivare al traguardo.
Enrico Borghi, il consigliere del Governo per la Strategia nazionale Aree interne, puntualizzava in uno scambio di tweet come tocchi adesso al Comune capofila innescare la fase di realizzazione degli interventi. Da sciogliere quindi subito il nodo della progettazione. Più volte si era discusso nei mesi scorsi a riguardo e più volte erano giunte rassicurazioni sul fatto che essa non sarebbe stata una questione gestita a livello locale, come del resto è già accaduto finora attraverso il supporto tecnico di Invitalia. Per rendere più trasparente l’intera procedura degli appalti ci auguriamo che vengano utilizzate piattaforme di monitoraggio, magari sul modello dell’Area interna delle Madonie.
Tornando ai fatti di casa nostra, il contenuto delle schede elaborate dai sindaci del Progetto Pilota ora dovrà concretamente prendere forma. Guardando anche alle priorità individuate dalla Giunta regionale per la spesa dei primi 26 milioni di euro, si dovrà partire senz’altro dalla riorganizzazione dei servizi sanitari presso il nosocomio di Sant’Angelo e l’ex ospedale di Bisaccia. La questione incrocia quella dell’atto aziendale dell’Asl Avellino, sotto i riflettori e sotto il fuoco incrociato delle polemiche per i timori di depotenziamento delle strutture ospedaliere di Solofra e del Criscuoli. Da una parte si afferma di voler aumentare i posti letto a favore della cardiologia semintensiva e dall’altra si eliminano strutture complesse che servono a gestire l’emergenza. Un aspetto sicuramente da chiarire.
C’è poi il capitolo turismo e beni culturali: prevista la creazione di una rete dei musei e degli attrattori (micro o medi che siano) del territorio attorno alla quale far sviluppare o crescere laddove già presenti realtà imprenditoriali per la ricettività e l’accoglienza. A questo contribuirà il riconoscimento di distretto turistico che l’Alta Irpinia ha ottenuto lo scorso anno, con la possibilità di realizzare un’area a tassazione agevolata e con incentivi. Il turismo però non interesserà tutti e 25 i paesi, o almeno non nella stessa forma. Un luogo sicuramente benedetto dalla natura è il Laceno, nel Comune di Bagnoli Irpino. Assieme al santuario di San Gerardo a Materdomini è l’unico vero grande attrattore turistico dell’area. Ma sull’altopiano è tutto fermo da mesi, in particolare alla voce seggiovia. L’unico impianto di risalita a sud del Gran Sasso è chiuso e il braccio di ferro tra amministrazione e concessionaria risulta ancora in atto. Per accedere ai fondi pubblici necessari alla modernizzazione, l’impianto deve essere nella disponibilità del Pubblico. Ma per avere le risorse bisogna presentare un progetto e il progetto deve essere approvato dalla Regione. Insomma, nulla è così automatico e scontato come può sembrare e il Laceno resta in attesa di capire come andrà la stagione invernale senza seggiovie. Una cosa è certa. Il sindaco si è mosso sulla base delle garanzie avute proprio sui fondi del progetto pilota…
Altri interventi serviranno sulla scuola e in minima parte per la manutenzione delle strade nell’area orientale dell’Alta Irpinia, nel triangolo Monteverde-Lacedonia-Bisaccia. Sul fronte agricoltura e azienda forestale ai sindaci spetta un lavoro abbastanza corposo. Sul territorio, iniziative connesse alla valorizzazione del patrimonio boschivo sono già partite (leggi qui e qui), ma il progetto nel suo complesso va strutturato e organizzato. Alla gestione unitaria dei boschi altirpini non si arriva certo dall’oggi al domani.