Un confronto nel merito e tante digressioni, quello tra il premier Matteo Renzi e l’ex premier Ciriaco De Mita. Sì e No le rispettive posizioni nei confronti della Riforma Boschi e quindi del referendum costituzionale del 4 dicembre. Enrico Mentana (in diretta su La7) arbitro della discussione. La rapidità e la sintesi delle risposte del segretario del Partito Democratico e il ragionamento più lento e articolato del sindaco di Nusco. L’analisi storica demitiana su prima e seconda Repubblica, i dialoghi con Berlinguer da una parte; l’ironia renziana nell’evidenziare la lontananza nel tempo degli eventi citati. “Mi inchino davanti a questi 70 anni di storia, ma il decennio 80-90 mi chiedo se sia stato un bene per il nostro Paese visto che è aumentato il debito pubblico”, è una delle stoccate di Renzi. La replica a stretto giro: “Non entro in polemica, però dico che il Paese non è cresciuto neppure in questi ultimi tre anni. Richiamare il passato perché sono io l’interlocutore mi costringerebbe a parlare di tutta la storia”.
Focus però sulla Riforma, come è d’obbligo. E allora se per Renzi “consente alle istituzioni di guardare al futuro mettendoci in condizione di essere moderni e globalizzati”, De Mita la boccia in tondo definendola: “Frettolosa, poco motivata, scritta male, incomprensibile, con periodi lunghi. Le norme devono essere brevi e oscure”, è la sua citazione di Napoleone. Sul Senato i rilievi più pesanti. “Io lo avrei tolto perché così non ha senso – precisa l’ex segretario DC – Fare un Senato di 100 persone scelte tra i consiglieri regionali per uno con la tua sensibilità estetica è inspiegabile; io avrei fatto un Senato dei notabili, bei pensatori, culturalmente elevati. Che discorsi fecondi possono fare i consiglieri regionali con i senatori a vita, con Napolitano?“.
Il numero uno del Governo però non arretra, anzi attacca con una citazione non casuale di Fiorentino Sullo, altro irpino democristiano: “Il Senato come inutile doppione della Camera”. Poi integra la riflessione: “Suggestivo che lei la definisca frettolosa perché la Riforma è attesa da decenni con vari tentativi e lei era in tutte e tre le commissioni fallite di bicamerale. Tre buchi nell’acqua. Ora che finalmente il Parlamento riesce a fare ciò che volevate, ci volete bloccare. Ma abbiamo fatto sei letture in Parlamento con 85 milioni di emendamenti. Le leggi costituzionali non sono un disegno perfetto, non cambiarne dei passaggi significa condannare il Paese. Noi abbiamo provato a fare la riforma con tutti, anche con Forza Italia: hanno cambiato idea quando abbiamo eletto Mattarella”.
Il Premier attacca, l’ex Premier si difende. Ragionamento lucido in diversi passaggi, ma scivola De Mita quando fa riferimento a una fiducia che il Governo avrebbe chiesto in un passaggio della Riforma. Renzi lo stoppa: “Questa è una delle tante bugie che circolano. Non lo abbiamo fatto e purtroppo anche una persona competente come lei ci è cascato”.
Ma è nella seconda parte del confronto che i toni si fanno aspri. A far traboccare il vaso è il riferimento renziano al cambio di casacca operato da De Mita nel 2008 perché Veltroni decise di non candidarlo. “Un colpo basso – irrompe il leader Udc – una volgarità. Io avevo dubbi sul PD sin dalla nascita perché due culture non si sommano, sono dialettiche e tu mettendole insieme hai creato il silenzio, un partito in cui parli solo tu. Ma poi chi ti dice che tu ci riuscirai a completare questa Riforma? E se ci riuscirai è perché altri hanno tentato”.
La tempesta è ormai in corso e a nulla serve il tentativo di Mentana di calmare gli animi. Usare il canto e il colpo basso, come fa notare lo stesso sindaco di Nusco, è del resto una costante della retorica renziana. De Mita smaschera l’artifizio, ma le armi con cui risponde appaiono non altrettanto affilate. Chiude con durezza con un giudizio sul piano personale, dicendo: “Ha una tale considerazione di sè che non vede limiti alla sua arroganza, gli piace lo scontro. Ti stavo offrendo uno spiraglio, ma non lo hai colto. Se perdi il referendum lo fai per la connessione con la legge elettorale”.
Ultimo passaggio demitiano sul suo ruolo di sindaco e sul Progetto Pilota. “Ho dato una mano da sindaco, mettendone insieme 25 in un’area interna depressa, a crescere; e aiutare gli altri a fare qualcosa credo sia meglio della pretesa di fare bene”. Politica a tempo invece è la visione di Renzi che sottolinea: “Alla sua età spero di fare altro”.