Alla fine Torella dei Lombardi ha deciso. Sì all’adesione a un progetto Sprar con altri Comuni. Sì all’accoglienza ordinata e condivisa dei migranti. Lo ha deciso nel corso di un consiglio comunale. “Potevamo farlo anche con delibera di Giunta, ma sarebbe stato un passaggio a porte chiuse“, spiega il sindaco Amado Delli Gatti. Ma lo ha deciso, ed è un fatto molto rilevante, nonostante una prima assemblea pubblica in cui i presenti si erano dimostrati contrari.
Sindaco Delli Gatti, che cosa è successo da quella assemblea?
Abbiamo tenuto una nuova riunione, stavolta con la nostra base elettorale. Ma soprattutto abbiamo cercato un confronto continuo con le persone. Al bar, in piazza, al mercato. Quella prima riunione non poteva essere esaustiva per tanti motivi. Era necessario spiegare ancora meglio. E abbiamo spiegato ogni giorno e in ogni occasione. Mi sento di dire che Torella ha condiviso la strada che l’Amministrazione intendeva percorrere.
Una scelta sulla base della solidarietà ma anche per offrire garanzie al territorio, giusto?
Esattamente. Come spiegai quella domenica, pensiamo sia necessario dare una mano. Ma crediamo anche che il modo migliore di essere padroni nella nostra comunità sia quello di optare per le soluzioni ottimali. La soluzione è quella di aderire a un progetto Sprar e di bloccare l’arrivo dei privati che a nostro parere offrono meno garanzie: meno garanzie per i cittadini e per i migranti stessi.
Però anche questo era stato spiegato in assemblea. Secondo Lei cosa è avvenuto quella sera e poi nei giorni successivi?
Mi lasci dire una cosa. Nonostante le opinioni espresse da molti, contrarie all’accoglienza dei migranti, io sono entusiasta del percorso avviato durante la prima assemblea. Ha mostrato in maniera sincera e serena le paure della comunità. Le gente ha portato alla luce le sue paure e poi queste paure si sono trasformate in opportunità e riflessioni. A Torella è maturata un’idea, cioè che non ci si può sottrarre all’accoglienza visto che i numeri di migranti aumenteranno con la primavera. Torella però pensa che l’accoglienza vada fatta dalla comunità locale, che non debba essere decisa dall’alto. Il confronto è stato stimolante per gli amministratori e per i cittadini. Non abbiamo indorato alcuna pillola. Abbiamo detto che stanno le cose, e anche tra gli assolutamente contrari qualcosa è cambiato.
A proposito, come stanno le cose?
Noi intendiamo ospitare due famiglie. Poi non sappiamo se i numeri saranno quelli ma nel caso sarebbero di poco superiori e i cittadini lo sanno. La durata del progetto, la cui approvazione da Roma avverrà in estate, è di tre anni. Sappiamo che la Prefettura di Foggia, per fare un esempio extra-provinciale, è stata chiarissima. O i centri Sprar oppure la Prefettura collocherebbe i migranti senza chiedere permessi alle comunità. Da parte nostra, incontreremo il Prefetto di Avellino all’inizio della settimana prossima per comunicare de visu il nostro percorso.
Percorso che è concluso con un Consiglio comunale e non con una decisione di Giunta, che pure sarebbe stata sufficiente. Perché?
Consiglio comunale aperto agli interventi. Per dare più forza alla decisone e per dare un’altra possibilità ai torellesi di intervenire per porre domande. Il fatto che fossero presenti cinque-sei persone e che nessuno abbia chiesto la parola dimostra che moltissimi fossero già al corrente di questa scelta e fondamentalmente, anche con qualche dubbio, fossero consci dell’importanza di quella decisione. Il nostro ragionamento è stato condiviso al di là dei mal di pancia iniziali, anche legittimi.
Molti amministratori su determinati temi chiedono il parere ai cittadini. Sta cambiando qualcosa nella democrazia rappresentativa anche in Irpinia?
Probabilmente è così. Io mi sento di voler continuare su questa strada anche su altri temi. Le nostre comunità sono piccole, si può fare. Ma le responsabilità dei sindaci non cambiano.