“Spazi che danno da pensare” è una mostra di tre opere di natura ecclesiale che si potrà visitare dal 19 agosto al 3 settembre nella Chiesa dell’Annunziata a Calitri, tutti i giorni dalle 11.00 alle 12.30 e dalle 18.00 alle 20.00.
Si tratta di un progetto che vede la partecipazione di due architetti, un artista, quattro fotografi e due scrittori introdotti da un saggio di Antonio Masiero, professore di storia dell’architettura allo IUAV di Venezia, dal titolo “Spiritualità, religiosità, sacralità”. La mostra è sostenuta dall’Amministrazione comunale di Calitri con la collaborazione dell’architetto Peppe Piumelli.
Si tratta di un progetto che vede la partecipazione di due architetti, un artista, quattro fotografi e due scrittori introdotti da un saggio di Antonio Masiero, professore di storia dell’architettura allo IUAV di Venezia, dal titolo “Spiritualità, religiosità, sacralità”. La mostra è sostenuta dall’Amministrazione comunale di Calitri con la collaborazione dell’architetto Peppe Piumelli.
Le tre opere da ammirare sono: un allestimento per Santa Maria Annunciata a Milano, la cappella di S.Miguel Arcàngel al barrio Cerrito ad Asuncion (Paraguay) e la cripta Cattedrale di Caserta.
La prima è a cura di uno dei pilastri del minimalismo americano, Dan Flavin, famoso per le sue installazioni scultoree realizzate con lampade al neon. Per questa occasione ha rivisitato gli spazi della parrocchia progettata da Giovanni Muzio nel 1932 arricchendoli con le sue luci e i suoi colori tipici: tubi al neon blu e verdi nella navata centrale, rossi per il transetto, oro sull’abside.
La seconda opera è a cura di un giovane architetto paraguaiano, Javier Corvalán, molto famoso in America Latina per la sua capacità di riuscire a trovare intensità e forza in luoghi apparentemente dimenticati, donando ad essi nuova luce. Francesco Venezia è, invece, il padre del terzo progetto: ridisegna la cripta della Cattedrale di Caserta attraverso un gioco di luci, colori, materiali, tecniche costruttive trovando profondità. Il sacro fa da sfondo alle tre opere, è nel subconscio soggettivo, in uno strato profondo e intenso sospeso nella realtà.