L’odore del ferro si è impregnato nelle pareti della bottega del ferro battuto di Alfonso Carlo Bosco di Lioni. Baffi folti, occhi chiari e mani grandi, adatte ad un lavoro come il suo. La passione gli è stata tramandata di generazione in generazione e va avanti da decine e decine di primavere. Suo nonno, il suo bisnonno, i suoi zii erano tutti fabbri, quasi tutti anche forgiatori. Trasformavano cioè il ferro in tutto ciò che il cliente chiedeva. Prima Alfonso è stato anche in Svizzera, dove svolgeva ugualmente lavori con il ferro. Da quando ha aperto la bottega a Lioni si dedica anima e corpo alla sua grande inclinazione: il ferro battuto. All’alba già si sente il rumore del martello picchiato sull’incudine, il fuoco nella “forgia” acceso: l’artigiano è a lavoro con dedizione, impegno, costanza. Autodidatta si è avvicinato passo dopo passo al mestiere, imparando sul campo, sporcandosi le mani, a volte scottandosi, sperimentando, inventando.
Da 20 anni si è dedicato ad un suo grande interesse: i campanacci.In officina ce ne sono di tutte le dimensioni, marchiate con lo stemma di Alfonso, una stellina da lui costruita e in diversi materiali: acciaio inox, ottone, ferro. Ognuna, muovendola, produce un suono diverso; questo perché una volta al collo della mucca o della pecora deve renderla riconoscibile in caso di allontanamento. Serve all’animale e al pastore, insomma. Il diverso suono dipende dalla lunghezza, dallo spessore, dalla martellata e dalla lamiera usata. Il batacchio, in questo, gioca un ruolo fondamentale. “Io li preparo prima e li tengo da parte” afferma Alfonso “devono essere ben fatti”. Li tiene tutti in fila, ordinati, alcuni sono grandi e doppi, altri sottili e piccoli. “Le campane mi hanno sempre attirato, prima creavo solo i batacchi, poi mi sono industriato per creare tutto il campanaccio”. Ci sono voluti due-tre mesi di prova per realizzarne uno perfetto.
In tutto il sud Italia è l’unico fabbro di campanacci: tramite internet riceve ordini da rivenditori e mandriani dalla Puglia, dalla Calabria, che lo scelgono per la arte, per la sua bravura, efficienza, conoscenza della materia e per l’ottimo risultato. “Senza passione non vai da nessuna parte” Sorride. In un angolo ce ne è una di dimensioni molto grandi: serve per la transumanza, momento che i pastori vivono come un rito, una tradizione, un periodo di festa durante il quale il gregge deve marchiare il passaggio con un suono forte, intenso, particolare e facilmente riconoscibile. In un altro angolo fa bella mostra di sé un campanaccio ristrutturato: aveva oltre 100 anni ed era tutto scavato, mangiato dall’umidità e dal tempo. Alfonso lo ha recuperato, riportando alla luce tutto l’antico splendore. Per realizzare una buona campana si impiega una giornata intera e non bisogna avere solo grande manualità, ma bisogna conoscere anche l’andamento dell’animale.
Una campana per una mucca non va bene per una pecora e viceversa. “Tutti i giorni le suono perché l’orecchio a volte è stanco, devo esser certo che vadano bene”, afferma sicuro. Nella sua bottega, però, non si realizzano solo campanacci, ma qualsiasi oggetto in ferro, dalle zappe al letto. Alfonso ha da sempre realizzato oggetti meraviglioso in ferro battuto, ogni abitazione di Lioni ha almeno un suo lavoro all’esterno o all’interno: piccoli e grandi capolavori che durano nel tempo e che mostrano tutta la sua ars. La tradizione non finirà nell’oblio grazie al figlio, Domenico, il quale già da piccolo ha appreso dal padre il mestiere e lo ha fatto suo, realizzando piccole opere d’arte in giro per la provincia: ringhiere, cancelli, tavoli, testate. La bottega è la seconda casa di Alfonso, non passa giorno senza che lui entri a respirare artigianalità, mista a serenità e pace che ormai sono marchiate a fuoco in ogni singolo attrezzo utilizzato: nella fucina, nella cesoia elettrica, nel maglio a balestra, nell’incudine. Ogni strumento è testimone di un lavoro continuo, pieno di amore, devozione, sacrificio, sudore, creatività e tanta, tanta passione.