Salvatore Famiglietti è di Gesualdo, ha 74 anni e vuole vaccinarsi contro il coronavirus. Si è autonomamente iscritto alla piattaforma dedicata ai pazienti over 70 non appena è stato possibile, indicando sotto forma di autocertificazione le sue condizioni mediche. Salvatore, infatti, applicato di segreteria in pensione e segretario provinciale Fnp Cisl fino al 2006, ha subito un trapianto di reni nel 1997, è cardiopatico e iperteso.
Nell’attesa di ricevere la sua prenotazione, ecco saltare fuori ciò che concerne i “pazienti di elevata fragilità”. Per le sue patologie, Famiglietti scopre di rientrare in questa categoria che, oltre a comportare una diversa tipologia di farmaco vaccinale, impone ai trapiantati di dover effettuare il vaccino in ambiente protetto (dunque necessariamente in ospedale, e assolutamente non nei punti di raccolta predisposti dalle Asl sul territorio) e consente di vaccinare contestualmente anche i familiari conviventi che prestano assistenza. Elementi importanti, che con la procedura over 70 non sono contemplati.
«Subito io e la mia famiglia ci siamo attivati per effettuare un cambio. Abbiamo chiamato tutti gli enti di riferimento, come Asl e centro vaccinale, ma ci hanno riferito che l’unica persona in grado di risolvere la questione è il medico di base». E qui comincia il calvario di Salvatore.
Per i soggetti fragili, infatti, la procedura è diversa e, senza l’intervento del proprio dottore, non è possibile né iscriversi né effettuare segnalazioni. Ma il medico di riferimento si sarebbe rifiutato categoricamente «in un primo momento dichiarando che non era affatto un compito che spettasse a lui, poi adducendo problemi tecnici legati alla mancanza delle credenziali per accedere alla piattaforma e, successivamente, una volta comprovato che per altri suoi colleghi non erano sorte problematiche di sorta, negandosi ripetutamente al telefono e dichiarando di essere troppo oberato di lavoro per prestarmi questo tipo di assistenza».
Ad oggi, dopo oltre 20 giorni dalla possibilità di inserimento e di botta e risposta con il suo medico, Salvatore Famiglietti si è visto costretto a sporgere denuncia ai Carabinieri, nel tentativo di sbloccare la sua situazione.
«È una situazione assurda. Fino a quando ho potuto gestire la cosa da solo, non ho avuto problemi. Appena è dovuta intervenire la persona che di professione è tenuta ad occuparsi dei pazienti, si è arenato tutto». Tutto questo mentre a Gesualdo e nell’Irpinia intera i contagi salgono vertiginosamente giorno dopo giorno (quasi 200 soltanto domenica 28 marzo) e, mentre assistiamo al rifiuto di tanti di sottoporsi al vaccino, il diritto di Salvatore viene violato.