Si è continuato a parlare di acqua all’Irpinia Mood. Nel secondo appuntamento con gli ospiti alla tavola rotonda in Corso Vittorio Emanuele, insieme Fai e Slow Food per discutere di acqua come bene comune e risorsa per rilanciare il turismo delle aree interne.
Come annunciato nel programma di Irpinia Mood, il Fai ha organizzato visite guidate all’interno degli acquedotti irpini: “il Fai – ha spiegato Raffaele Troncone, capo delegazione Avellino – ha preso a cuore una serie di monumenti, ma anche il monumento della natura che è l’acqua irpina, per portarlo all’attenzione nazionale. Oggi è sito nazionale e unisce territorio irpino e Puglia. Seguendo le acque che nascono a Caposele, avremo la più grande green road ciclabile che da Caposele arriva a Santa Maria di Leuca, perché l’acqua non ha confine geografico”.
I giovani volontari del Fai, alcuni di loro presenti al tavolo di ieri, lavorano sugli acquedotti del territorio, cercando di trasmettere le loro conoscenze ai visitatori durante le giornate Fai di primavera e d’autunno, scegliendo soprattutto luoghi sensibili. “Sono stati aperti gli acquedotti avellinesi per due anni di seguito – ha raccontato Serena, una delle volontarie -. E abbiamo accompagnato i visitatori a conoscerli meglio. Ma facciamo anche formazione nelle scuole per sensibilizzare sul patrimonio che si ha a disposizione”.
Occasione, quella di ieri, per portare all’attenzione degli avellinesi anche il progetto dell’associazione Greenopoli, un metodo didattico per insegnare in modo semplice anche ai più piccoli un corretto consumo dell’acqua, come ha spiegato Giovanni De Feo: “gli adulti devono essere esempio per i più piccoli nell’utilizzo corretto dell’acqua. Il nostro è un progetto in rete e vorrei portare ad Avellino lo stesso fatto a Salerno, educare i bambini sul tema dell’acqua a suon di rap”.
Con il Fai, nella campagna Salva l’acqua, anche Slow Food e il legame tra acqua e agricoltura, “promuoviamo l’agricoltura di piccola scala – ha detto Maria Elena Napodano, fiduciaria Slow Food Avellino -, perché quella intensiva provoca inquinamento. Due esempi, due casi irpini che seguono questa strada sono l’azienda agricola Serro Croce di Monteverde, che ha creato la prima birra completamente irpina a partire dall’acqua fino all’utilizzo dei jeans da lavoro, prodotti a Calitri, per i quali non viene utilizzata una grande quantità di acqua come nelle grandi industrie. Altro esempio è la birra alla castagna di Jessica Malerba a Montella, che ha portato avanti questa idea non solo per differenziarsi sul mercato ma anche per la crisi dovuta alla malattia dei castagneti, utilizzando le poche castagne che c’erano per produrre una birra che ora è in vendita”.
A parlare nuovamente di acqua e turismo, invece, Ernesto Donatiello, consigliere del comune di Caposele con delega al turismo e collaboratore con Matera: “il turismo è un settore complesso e lo è ancora di più in Irpinia. Oggi si preferisce un turismo mordi e fuggi, e un’opportunità sta nel ricercare le peculiarità irpine tra cui l’acqua. Perché è inutile investire su cose che si trovano anche in altre parti, bisogna puntare, invece, sulle specificità”.