“Ruoli e funzioni nella normativa sul servizio idrico integrato: opportunità e rischi”, è questo il titolo del convegno organizzato lunedì pomeriggio dal deputato di Scelta Civica, Giuseppe De Mita e dal collega di SeL, Giancarlo Giordano. Decisamente una strana coppia che ha avuto, però, il merito di riunire intorno ad un tavolo figure dei spicco di diverse provenienze politiche per discutere di un tema, quello dell’acqua, estremamente discusso in seguito alla legge regionale sul riordino del servizio idrico.
Un confronto serrato tra i due parlamentari e il vice presidente della Regione Campania, Fulvio Bonavitacola, l’avvocato Stefano Sorvino, il presidente del Consiglio Regionale Rosetta D’Amelio e il numero uno di Palazzo Caracciolo, Domenico Gambacorta. A ragionare in termini di unità è proprio il deputato di Sel, Giordano che sull’argomento è netto: “Non voglio ragionare della sostituzione del presidente dell’Alto Calore, Lello De Stefano – spiega –. Vorrei capire come salvaguardare l’Acs e questa terra. E’ vero che in Irpinia il pubblico ha fallito, ma abbiamo cercato di costruire questo tavolo per guardare insieme al futuro nel segno della politica della responsabilità. Non lasciamo soli i sindaci e smettiamola di ragionare dell’Alto Calore con la logica del ricatto dei debiti. Realizziamo insieme un’operazione verità per trovare una soluzione. C’è una strada sbagliata già intrapresa da qualcuno che aveva fretta e una strada giusta, quella del pubblico, che possiamo costruire insieme”.
A scattare un’istantanea preoccupante della situazione dell’ente di Corso Europa è il presidente Gambacorta: “Ricordo ai sindaci che samo arrivati a 118,3 milioni di euro di debiti, con un fatturato sempre fermo e parte dei crediti svalutati. Abbiamo 3 possibilità: ristrutturare il debito, ricapitalizzare o mandare a casa la metà dei dipendenti. Nessuna delle tre, per noi, è percorribile. Se non si fa l’affidamento in house e si fa la gara – avverte – non potremo più chiedere proroghe. Il tempo dei rinvii è finito”.
Secondo Giuseppe De Mita, invece, è sbagliato il punto di osservazione: “Data la situazione tragica dei numeri dell’Ente mi chiedo cosa sarebbe successo se non si fosse fatta la legge regionale. Non ci saremmo mai posti il problema dei conti? Si faccia subito l’Ente idrico – dice – e si agisca chiedendo a qualcuno di dirci come si possa arrivare ad una gestione pubblica efficiente. La questione non è rinviare le decisioni. Credo, inoltre, che non ce ne siano di ineluttabili alle porte”. Deciso della legge regionale che ha contribuito a far nasce, il vice presidente, Bonavitacola: “Sarà il Consiglio di distretto, cioè i sindaci, a decidere. Per me – confessa – in un servizio come questo dovrebbe essere privilegiato il pubblico. E se il Consiglio lo vorrà faremo il Calore-Irpino 2.0. Ma non possiamo sceglierlo per legge. Possiamo anche immaginare una forma di cooperazione tra soggetti che operano nello stesso territorio. E’ previsto dalla legge e non significherebbe fondere i bilanci o il personale”. Sulla linea dell’unità anche la D’Amelio e De Luca con quest’ultimo che ha fatto un appello all’unità: “Non ci attardiamo – dice – su polemiche stupide, pensiamo al bene dell’Alto Calore”. Del medesimo avviso Rosa D’Amelio che aggiunge: “Concentriamoci sulle necessità dei cittadini e sull’ abbassamento delle tariffe”.