“Venga a Sperone a comprendere la nostra situazione”. Lo chiedono i 25 dipendenti di Euronut spa all’amministratore delegato di Autostrade per l’Italia Giovanni Castellucci nella lettera che hanno deciso di scrivergli ad un anno esatto dal sequestro del cavalcavia 22 della A16.
I lavoratori nella missiva chiedono anche il ripristino del viadotto, senza limitazioni. Dodici mesi dopo il provvedimento di chiusura imposto dalla Procura di Avellino per ragioni di sicurezza, e nonostante il recente parziale dissequestro, l’azienda subisce ancora gravi ripercussioni cui si aggiunge la paura che l’opinione pubblica dimentichi la loro vicenda. “Siamo – si legge – le principali vittime di una situazione che, nonostante recenti sviluppi apparentemente positivi, rischia di schiacciarci definitivamente. Perché ora abbiamo anche paura di essere abbandonati e dimenticati. Ci rivolgiamo a lei per chiedere un intervento finalmente risolutivo. La chiusura si è trasformata in un calvario – continuano – che ha inciso sui nostri ritmi di lavoro e, inevitabilmente, sulle nostre vite e su quelle delle nostre famiglie. Da azienda modello ci siamo trasformati in uno dei tanti casi di cronaca della crisi pur essendo un’impresa florida”.
Un paradosso cui si aggiunge una ulteriore beffa: con l’apertura parziale, la condizione di Euronut rischia di essere dimenticata perché si crede che il caso del cavalcavia 22 sia risolto: “Per noi il dramma resta. La situazione non è cambiata e per questo ci appelliamo a lei ed alla società che rappresenta per chiedere un intervento adeguando il cavalcavia 22 alla normale viabilità”. Infine l’invito all’ad di Autostrade di visitare lo stabilimento della Euronut in località Santa “per parlare con noi, toccare con mano la nostra realtà e comprendere quello che stiamo vivendo”.