Franco Arminio ha fatto partire un’iniziativa sui social, invitando i suoi follower a spedire video dei paesi realizzati con gli smartphone. L’idea arriva dopo la pubblicazione di un breve documentario, sempre col telefonino, pubblicato sul Corriere della Sera. Nel video dello scrittore c’è Lacedonia, ma potrebbe essere un paese qualunque dell’Irpinia. Si parte con una pala eolica, luce stanca. Una macchina parcheggiata, delle mura scrostate, un corso semideserto. A Lacedonia pure le mollette sono disoccupate, dice filmando mollette senza panni. Curioso che nei paesi che non hanno più occhi che guardano i paesi, compaiano i cartelli area videosorvegliata. Anziani che leggono il giornale. Le persone mettono in scena lo spopolamento, una messa in scena perfetta. Lacedonia non è un paese, ma un’opera. Paesi costruiti dall’assenza. Lacedonia appare un luogo come tanti, anche ben tenuto. Ma emblema, sintesi del silenzio.
Non c’è la ricerca del bello e nemmeno la smania di trovare il brutto. Arminio racconta e vuole far narrare l’Irpinia del reale, come del resto ha già fatto su altri mezzi. Fotografa senza artifizi e raggiri, mostra ciò che viviamo. Ed è un’operazione meritoria, a nostro parere. Senza droni, effetti, inquadrature studiate, senza quei tramonti suggestivi che ci fanno sognare un mondo fatato. La visione del paesologo è sempre cruda ed è ciò che a volte serve. Non un disimpegno per quelle aree interne troppo spesso incantate dai miraggi di questi anni, dall’utopia del turismo al nuovo miracolo economico. Bisogna imparare a capire chi siamo, senza barare, per costruire un modello migliore ma senza perdere il contatto con la realtà: anche se questa è grigia come i paesi d’inverno.