Aquilonia attonita saluta l’architetto Donato Tartaglia. L’ultima fermata. Morto nella stazione abbandonata, accanto a quei binari che avrebbe voluto percorsi da un treno ancora una volta. I dubbi e le domande oggi lasciano il posto alla tristezza e al silenzio. Il feretro viene accompagnato da un unico e straziante lamento. Poi le lacrime, composte, della moglie Mirella e dei figli Gianluca e Gabriella.
Nella Chiesa di Santa Maria Maggiore la comunità irpina vicina all’uomo e alle sue innumerevoli attività, culturali innanzitutto. C’erano i colleghi architetti e ingegneri, il sindaci e gli amministratori. Il gonfalone del Comune di Aquilonia, in una messa officiata dall’Arcivescovo Pasquale Cascio. Nel giorno del martirio, nel giorno di Santo Stefano, le parole di Cascio sono rivolte ai familiari. E anche a chi conosceva bene il professionista, morto in circostanze drammatiche lunedì scorso. “La stima è il sentimento che deve accomunarci nel dolore, la stima per questa persona. Qui deve entrare la parola di Dio. Nessuno giudichi”. Questo un passaggio dell’omelia di Cascio, che poi ha ricordato il suo rapporto con l’architetto: “Mi fece da guida quando visitai il museo etnografico di Aquilonia”
“La presenza di così tanti amministratori, dell’Amministrazione provinciale e dei rappresentati degli enti culturali, testimonia quanto Donato abbia fatto per l’Alta Irpinia”, ha quindi detto il sindaco Giancarlo De Vito. Non lo dimenticheremo, faremo di tutto per ricordarlo come merita. Grazie Donato”. Presente alla cerimonia il presidente della Provincia, Domenico Gambacorta. Tra gli altri c’erano i sindaci Di Maio, Repole, Rizzi, Mariani, D’Angelis. E decine tra consiglieri comunali di tutta l’Alta Irpinia. Tanti attivisti per la difesa dell’ambiente e dell’Alta Irpinia, come Pietro Mitrione. Tantissimi componenti dei vari uffici tecnici della zona e non. Impossibile elencarli tutti.
Si finisce con un lungo applauso. Che rinvia i dubbi o forse li ferma, chissà. Il giorno del silenzio è quello della riflessione. Il dolore resta, forse nei prossimi ci sarà spazio per un ragionamento più freddo anche da parte di quegli amici e di quei familiari che non credono al gesto volontario. Perché è morto Donato? è la domanda che continuava a porsi Aquilonia lungo il corso del paese. Dopo i giorni del dolore più profondo, ora è giusto lasciar lavorare chi è chiamato a fare chiarezza: qualunque sia la verità.