E’ tornato nella sua Guardia Lombardi, dove era nato nel 1931, Gerardo Bianco. Dopo la camera ardente a Montecitorio alla presenza del Capo dello Stato Sergio Mattarella e il funerale celebrato nella parrocchia di San Gaetano oggi a Roma, la salma dell’onorevole ha varcato la soglia della Chiesa Madre Santa Maria delle Grazie intorno alle 16.30 accolto dal parroco Pasquale Riccio. Nei prossimi giorni, a crematura avvenuta, ci sarà la sepoltura nel cimitero guardiese. “Papà è tornato da voi, è vostro. Cercate di capire il suo insegnamento. Ciò che ha fatto lo ha fatto per voi, per noi – ha detto il figlio maggiore Fazio nel suo intervento finale -. Lui si è sempre seduto in seconda fila perché aveva da portare avanti la forza delle idee. E non ci aspettavamo tutto il clamore di questi giorni, è stata una sorpresa”.
Il vescovo di Sant’Angelo dei Lombardi Pasquale Cascio ha così dipinto il ritratto dell’ex ministro dell’Istruzione e segretario del Partito popolare. “Salutiamo un figlio di questa terra, cui ha dato lustro e onore. Come piccola comunità ci stringiamo ai suoi cari e gli diciamo grazie, e grazie a Dio che ce lo ha donato e donato all’Italia”. Poi nell’omelia aggiunge: “Gerardo Bianco non era uomo di biblioteca. Il vero uomo di cultura è uomo di società e relazioni. La cultura non ti fa odorare di passato, ma profumare di presente e diffonde speranza. Ognuno pensi alla conoscenza personale di Gerardo: potrà vedere il non respingere, che è valore cristiano. Tre caratteristiche aveva: era sincero, lasciava gli altri liberi ed era contento del progresso altrui, senza mettere davanti il proprio io”.
In chiesa volti della Prima Repubblica accanto a giovani leve. L’ex presidente del Senato Nicola Mancino, come Bianco tra i magnifici sette della Democrazia cristiana; il parlamentare Gianfranco Rotondi e l’ex ministro Ortensio Zecchino. Dal Consiglio regionale Livio Petitto, e poi tantissime fasce tricolori presenti e passate arrivate non solo dall’Alta Irpinia. Con loro anche il presidente della Provincia Rino Buonopane, il Prefetto Paola Spena, l’ex Procuratore di Sant’Angelo dei Lombardi Antonio Guerriero. Gli amici di lunga data come Gerardo Capozza da Morra De Sanctis, Michele Fonso e Michele Forte da Sant’Angelo, che ha accompagnato sottobraccio la vedova Tina. E ancora: il direttore generale dell’Arpac Stefano Sorvino, l’ex senatore Enzo De Luca e l’ex sindaco di Avellino Enzo Venezia, Franco Di Cecilia e Pino Rosato, oggi consigliere della Giunta per sanità e Pnrr nelle aree interne.
Il sindaco di Guardia Lombardi, Francescantonio Siconolfi, ha sottolineato nel suo intervento: “Persone illustri e di cultura come lui hanno dato orgoglio a questo territorio marginale facendoci arrivare alla ribalta nazionale. Da bambino mi imbarazzava incontrarlo per strada; una volta cresciuto, ho approfondito chi fosse e la passione che aveva per la politica e il Parlamento, dove è stato eletto per nove volte, e posso dire che quell’imbarazzo era fondato”. La scrittrice Emanuela Sica ha ricordato: “Abbiamo perso il figlio migliore di questa terra, quello che ci ha dato più lustro. Da questo pulpito hai salutato mio padre e Giandonato Giordano, ora che tocca a me salutarti sono in imbarazzo. Immortale resterà il tuo esempio di erede di Aldo Moro, uno dei pochi”.
Padre fondatore dell’Ulivo, Bianco ha ricevuto l’omaggio di personalità provenienti da ogni schieramento politico. “La sua grandezza – ha evidenziato Alessandro Giordano, figlio di Giandonato – è stata quella di accorciare le distanze tra le parti politiche e la presenza di tanti in questi giorni lo dimostra. Era un libero, anche nella Dc lo è stato, sempre al di fuori delle correnti. Perciò rispettava il pensiero di tutti. Ci ha insegnato che non esiste una politica senza un popolo, senza un territorio. E questo deve servire di lezione soprattutto al Mezzogiorno. Nel suo esempio troveremo il senso della rappresentanza politica”.
L’amico Alessandro Di Pietro, ultimo tra gli interventi in scaletta, ha chiosato: “Per te Guardia era un pensiero fisso. Mai come oggi la nostra comunità si è resa conto di cosa ha perso e cosa sei stato. Ciao Gerardo Bianco, ciao Gerry White“.