Quello dei trasporti pubblici è diventato il tema caldo dell’aprile irpino. Negli ultimi giorni si è risvegliato sulla stampa e sui social il dibattito. Date per assodate l’elettrificazione della linea Avellino-Salerno via Mercato San Severino (i cui lavori sono in corso) e la riapertura a scopo turistico della Avellino-Rocchetta Sant’Antonio nel tratto che dalla Puglia porta a Lioni (i cui lavori dovranno realizzarsi – stando agli annunci – entro l’estate), si è ricominciato a parlare di collegamenti ferroviari tra Napoli e il capoluogo irpino.
Prendiamo spunto dalle dichiarazioni del delegato ai Trasporti regionale, Luca Cascone. L’ingegnere salernitano, consigliere del governatore De Luca sulla materia, ieri ha pronunciato parole piuttosto chiare sul collegamento ferroviario tra la città di Avellino e Napoli. Un collegamento che manca da tempo e che ha trasformato la nostra provincia in una sorta di dittatura della gomma, dove per gomma intendiamo gli spostamenti via autobus.
Eppure di irpini che quotidianamente viaggiano lungo l’asse Napoli-Avellino e viceversa ve ne sono migliaia tra studenti e lavoratori. Ieri una corsa sperimentale ha dimostrato che il tragitto in treno tra i due capoluoghi è possibile in poco più di un’ora. Il tempo che si impiega anche in autobus. E Cascone ha commentato: “E’ necessario che l’intero territorio irpino decida di puntare su questo servizio chiedendoci il collegamento su ferro verso Napoli, magari in sostituzione di qualche corsa su gomma”.
Tariffe più basse o tempi di percorrenza più rapidi, sarebbero gli scontati incentivi che i cittadini potrebbero chiedere a Ferrovie dello Stato per preferire il treno all’autobus. Sono condizioni che Regione e RFI sono in grado di assicurare? Al momento non è dato saperlo.
Mettiamo invece che i tempi di percorrenza e le tariffe siano gli stessi del trasporto su gomma. Il discrimine diventerebbe a quel punto di natura tutta culturale: gli irpini dovrebbero preferire il treno perché congestiona meno il traffico stradale, perché evita le code in uscita e in ingresso dalle città, inquina meno anche. Sono maturi i tempi per questo tipo di ragionamento? Probabilmente sì. E allora il tentativo andrebbe fatto: un tentativo che però si tirerebbe dietro la necessità di potenziare i collegamenti con la stazione ferroviaria, situata a Borgo Ferrovia e quindi decentrata rispetto agli hub del trasporto su gomma (piazza Kennedy e campetto Santa Rita), ancora più decentrata se si considera l’eventuale apertura del nuovo terminal autobus avellinese.
Detto in altri termini, se impieghi un’ora da Avellino a Napoli e perdi più di mezz’ora ad Avellino città per raggiungere la stazione, il vantaggio delle rotaie diventa nullo.
Cascone però ha aggiunto che riattivare le corse su ferro comporterebbe il taglio di qualche corsa su gomma. Il timore allora è che tagliando sulla linea più redditizia per l’Air (la Avellino-Napoli appunto) possa verificarsi un calo degli introiti tale da costringere l’azienda a rinunciare a tratte meno frequentate e più costose. Per la logica ben nota alla nostra provincia secondo la quale si taglia in base a “quanta gente c’è”. Oggi i buoni incassi della Avellino-Napoli compensano quelli di linee più deboli, c’è poco da filosofeggiare e molto da vigilare. Meglio dirsele prima queste cose, che parlare con il senno di poi…
Non convince invece – essere poco sognatrice è un limite di chi scrive – la tesi di quanti sostengono che il passo successivo possa essere la riattivazione (non al solo scopo turistico) della Avellino-Rocchetta fino al capoluogo così da collegarla a Napoli. Perché i tempi di percorrenza dall’Alta Irpinia alla stazione avellinese sono oggettivamente troppo lunghi. Attualmente chi abita a Lioni o Caposele e lavora o studia a Napoli nella quasi totalità dei casi impiega circa due ore per arrivare sul posto di lavoro (con linea autobus diretta) o un’ora e venti in macchina. Tempi che la Avellino-Rocchetta non sarebbe in grado di garantire.