Arrivano finalmente le condanne alla ex Isochimica, la fabbrica dell’amianto nel quartiere Borgo Ferrovia di Avellino. Colpevoli di disastro doloso, omicidio colposo, lesioni personali e rimozione od omissione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro, due funzionari di Ferrovie dello Stato, Aldo Serio e Giovanni Notarangelo e due ex dirigenti di Isochimica, Vincenzo Izzo, Pasquale De Luca.
Dovranno scontare dieci anni di reclusione, come richiesto dal pm Roberto Patscot. Inchiesta iniziata nel 2012 dall’allora Procuratore di Avellino Rosario Cantelmo, quando ormai la fabbrica era fallita già da tempo. Per tutti gli altri 23 imputati, i giudici del tribunale di Avellino presieduto da Sonia Matarazzo (giudici a latere Pier Paolo Calabrese e Gennaro Lezzi), ha decretato l’assoluzione. Per i familiari delle vittime sono stati disposti 50mila euro di risarcimento.
330 i lavoratori che hanno scoibentato circa 360 vagoni delle ferrovie dello Stato l’anno per sei anni. 33 i decessi con documentata relazione con il lavoro che svolgevano. Le malattie mortali: mesotelioma pleurico, asbestosi, fibrosi polmonare e carcinoma polmonare.
La Isochimica era stata aperta dall’imprenditore Elio Graziano (morto nel 2017), diventato poi anche patron dell’Avellino Calcio, agli inizi degli anni ’80 per costruire vagoni per treni, ma è diventata uno dei più grandi giacimenti di amianto d’Europa. All’interno dei cancelli una piscina, di cui si sparse la voce nel 1986, era un fosso che serviva a sotterrare quel materiale che dava una polvere biancastra, che gli operai maneggiavano senza neppure le mascherine, a mani nude.
Dopo circa quattro ore di Camera di Consiglio sono arrivate le sentenze di condanna nell’aula bunker del carcere di Poggioreale. Tra gli assolti l’ex sindaco del capoluogo irpino Giuseppe Galasso e gli ex assessori presenti alla riunione di giunta che nel 2005 deliberò di sospendere la procedura in danni nei confronti della curatela fallimentare a cui era stata affidata la bonifica dell’Isochimica, non ancora terminata. Assolto anche un altro ex sindaco di Avellino, Paolo Foti, rinviato a giudizio con l’accusa di rifiuto in atto di ufficio, e il medico della Asl responsabile dell’unità amianto, per non aver commesso il fatto. Per entrambi era stata chiesta la condanna a sei mesi di reclusione.