Tappa a Guardia Lombardi per “Irpinia Madre Contemporanea” con la presentazione del libro “Mio padre era fascista” di Pierluigi Battista, firma autorevole del giornalismo italiano. Elemento caratterizzante del programma culturale, che ha già ospitato Eva Cantarella a Gesualdo, sono le location degli eventi. Meravigliosa quella della Chiesa Madre guardiese costruita nel 1315: un connubio perfetto tra sacro e profano, tra cultura e territorio, tra politica e contesto locale. Interessante l’intervista del direttore de Il Mattino Generoso Picone a Battista, che attraverso questo libro tenta una sorta di riconciliazione con il padre e con le sue idee fasciste. Dopo la scomparsa del padre, avvenuta nel 1990, ritrova un diario. Da lì l’esigenza di ricordare le vicissitudini di quel periodo storico, in chiave ironica, ma spesso anche riflessiva e nostalgica. Uno scontro generazionale tra padre e figlio, una contesa ideologica che spesso è avvenuta nelle famiglie di quell’epoca. Un padre che aveva una doppia figura, una duplice personalità. Da un lato il conservatore, dall’altro il ribelle, da un lato l’uomo devastato dalla storia e dall’altro un uomo solare, che amava la famiglia e la vita.
Un padre e un figlio, una relazione spesso complessa, dove emerge la voglia del genitore di attirare l’attenzione del figlio, dedito a idee opposte alle sue, attraverso una controstoria. E allora, via dell’Impero diventava Foro Mussolini, nelle gite fuori porta non si andava a Latina ma a Littoria, a Sabaudia non si ammiravano le dune ma la piazza, a Firenze prima degli Uffizi si visitava la stazione di Piacentini. Il contrasto generazionale e ideologico esplode con la morte atroce dei fratelli Mattei: quando Pierluigi torna a casa rauco dal corteo, ritrova un padre “incazzato” con l’antifascismo del figlio che ama profondamente, con il quale cerca disperatamente di comunicare. Il libro non è affatto triste. E non solo per la ricostruzione della giovinezza dell’autore, da cui scopriamo un Battista «antifascista militante» negli scontri di scuola e di strada, ma anche un ragazzo protetto, paradossalmente, dai fascisti legati al padre. E così, quando finisce nelle mani di «Roccia», temuto picchiatore, «una montagna di muscoli», si salva solo in quanto figlio di Vittorio Battista, avvocato che difende gratuitamente i camerati. Pierluigi ricorda simpaticamente la frase che in quello scontro gli venne detta dal Roccia: “vedi de ringrazzià tu’ padre”. Rilevante è anche l’autoironia di entrambi che sovrasta una tematica dura, un dibattito ideologico troppo spesso ostico e intenso.
Vittorio Battista muore a 68 anni, poco dopo la morte di Almirante, il suo unico riferimento politico, ma il “senso di colpa” dello scrittore è rilevante nel 1995, cinque anni dopo la morte del padre, con lo scioglimento dell’MSI, che rappresentava per lui una sorta di “Addio alle armi” nella casa del padre. Ricordi, affetto, nostalgia, e “parole non dette” prendono il sopravvento nella vita dello scrittore. Con questo libro l’editorialista del Corriere della Sera tenta una riconciliazione con il padre che non è avvenuta in vita, perché ha sempre pensato di stare dalla parte dei giusti, riflettendo anche sulle accese contraddizioni di un militante fascista che, nonostante amasse la patria come non mai, rifiutava alcuni aspetti della dittatura. Di fatto era tormentato dalle vicende naziste. E alla fine anche chi non ha alcuna propensione per il fascismo nelle sue varie forme, finisce per provare simpatia per questo padre pieno di humour e di amore frustrato per l’Italia e per i propri figli. Dibattito articolato ieri sera, un’Irpinia che vuole rinascere sotto un profilo nuovo, che diffonde cultura mettendo in evidenza la storia, i luoghi e i borghi intrecciandoli in un unico filo conduttore. Prossimo appuntamento con Irpinia Madre Contemporanea, venerdì 28 ottobre, con Gaetano Cappelli nella Camera di commercio di Avellino. Ideatrice del progetto, che si concluderà a gennaio 2016, Antonia De Mita.