Il 28 marzo del 2017 verranno celebrati i due secoli dalla nascita di Francesco De Sanctis, politico e pensatore irpino per eccellenza. In vista di quei giorni si pensa in grande. C’è l’idea, neanche troppo improbabile, di far arrivare a Morra De Sanctis, luogo natio del filosofo e critico letterario, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Sono in trepidante attesa le persone che si sono battute per la riapertura della ferrovia Avellino-Rocchetta Sant’Antonio, la ferrovia del De Sanctis appunto. Loro vorrebbero che buona parte dei binari fosse bella e pronta per far viaggiare in carrozza il capo dello Stato e la Regione insieme a Fondazione Fs sembra propensa a favorire il viaggio.
Morra è in fermento. Il piccolo Comune ha scalato i gradini della notorietà grazie al suo innovativo insediamento e modello industriale e anche grazie alla visita del premier Matteo Renzi in una delle aziende più importanti del territorio. In provincia c’è poi un gruppo di studiosi e protagonisti dello sviluppo rurale che in questi anni ha cercato di tenere viva l’eredità culturale del De Sanctis. Industriali, amministratori e intellettuali potrebbero dare al paesino una terza identità oltre a quella industriale ed agricola. Troppe volte infatti si è parlato di Morra come meta turistica e culturale, ma non si può dire che il paese si sia distinto particolarmente in questi settori.
Insomma, Morra De Sanctis ha quindi un’occasione storica per rilanciarsi e per contribuire al rilancio di un intero pezzo di territorio che comprende castelli e paesi. In un castello, il Biondi, si è parlato sabato mattina anche e soprattutto di questi temi nell’incontro organizzato dal Gal Cilsi “Il Parco Letterario: un’esperienza innovativa per la valorizzazione del patrimonio storico-culturale, ambientale e produttivo locale“.
Qui sono emerse le criticità all’interno della macchina organizzativa che si prepara al Bicentenario. Sul tema è stato chiarissimo l’onorevole Giuseppe Gargani: “Dobbiamo assolutamente potenziare il comitato che si occupa dell’evento. Non abbiano tempi lunghi, marzo è vicino e per eventi del genere si comincia molto prima. Ci dovrebbe essere una fase di preparazione nella zona, bisogna chiedere finanziamenti. Occorre cogliere l’occasione e costruire un comitato che parta dal sindaco di Morra ma che non sia solo locale. Io sono interessato a dare il mio contributo, organizziamoci bene. Vedo la Regione vicina, il governatore Vincenzo De Luca conosce benissimo De Sanctis… Matteo Renzi non so”.
In realtà dietro le parole di Gargani c’è una critica neanche troppo velata all’Amministrazione comunale. Che a suo dire pare troppo chiusa. Non sappiamo se Gargani abbia o meno ragione, magari è solo questione di punti di vista. Quello che però osserviamo è una frattura abbastanza evidente tra gli attori culturali, gli attori amministrativi e quelli della politica. Ognuno rema secondo le proprie capacità ma non sembra affatto che la barca sia ben coordinata.
Ci sarebbe bisogno di un un unico comitato per non spezzettare le azioni in vista del 28 marzo. Ma un comitato allargato e con una regia solida. Con componenti che lavorino in parallelo sugli aspetti culturali del Bicentenario e sugli aspetti puramente economici legati a un possibile indotto generato dal Bicentenario stesso. Tenere distinti questi aspetti può essere fondamentale. Con o senza Mattarella, ma meglio con, il rischio è che il De Sanctis in Irpinia venga nominato sempre e solo nei convegni o nelle giornate di studio per addetti ai lavori. Un’opportunità è quella di diffondere il suo pensiero, magari tra i più giovani. Ma l’opportunità delle opportunità è quella di dare una chance importante a un intero territorio. Un momento di visibilità e di coesione che non sta offrendo il Progetto Pilota. Per far questo è necessario che gli studiosi diano una mano agli amministratori ma nel rispetto delle proprie competenze. E viceversa. Che politici come Gargani possano contribuire al processo di avvicinamento verso il 28 marzo, ma senza la pretesa di governare tale processo. Se gli amministratori sono o devono essere protagonisti del processo di sviluppo, in quanto espressione della collettività, dovrebbero prendere in mano la storia come occasione di crescita. Non sta a noi dire come, ma i morresi e gli altirpini in generale chiedono concretezza. Uscire fuori dalla dinamica degli slogan, sia in ambito culturale che industriale o agricolo, è la sfida che attende il gruppo di lavoro sul Bicentenario. Fallire anche questa partita, con un Progetto Pilota che non decolla, sarebbe veramente troppo.