“Sì, avevo la possibilità di tornare tranquillamente in Irpinia. Il 24 febbraio, quando tutto cominciava ma senza la paura e la situazione di oggi, la mia azienda aveva già provveduto per lo smart working. Ho ascoltato anche mio padre, medico. Non mi sono mossa e come me molti altri“. La nuova ondata di rientri è reale e mette paura al Sud Italia.
Ma ci sono anche le storie di chi è rimasto al Nord. Annamaria Mirra, di Sant’Angelo dei Lombardi, fa parte della seconda categoria. Vive a Milano e lavora vicino Varese, in una società collegata alla Mitsubishi con 150 dipendenti. Milano, la città che sta vivendo la chiusura ma che ha anche vissuto il momento del Si riparte.
“Quei giorni, quelli degli inviti a uscire e a far ripartire l’economia, sono stati abbastanza strani – racconta -. Arrivava una comunicazione confusa che probabilmente pagheremo. Io sono uscita nel weekend di quella settimana, lo ammetto. Altri miei amici hanno continuato a fare la stessa vita stando fuori ogni giorno, con l’aperitivo dopo il lavoro magari. Ma in pratica tutti premevano perché ci si comportasse normalmente. Il Comune, il mondo dell’economia. Non c’erano divieti, anzi. Eppure si avvertiva qualcosa di strano, io lo percepivo. E sempre grazie a mio padre ho adottato qualche precauzione in più…“.
Lo smart working. “Ora resto in casa, come tutti. Devo ringraziare la mia società, che già prima della grande emergenza ci ha messo nelle condizioni di lavorare davanti a un pc a a uno smartphone. In azienda sono arrivate subito le raccomandazioni. Ci hanno praticamente bombardato, sono stati impeccabili. Naturalmente non sempre è possibile operare così, ma dico che altre società si sono mosse molto più tardi“.
Il balcone. “Vivo in centro, ma in una zona tranquilla. Nessuna canzone dai balconi, solo silenzio. Ogni tanto di notte passa una camionetta dell’esercito. C’è un piccolo supermercato che non è stato preso d’assalto. Vivo come tutti e di sicuro non mi sento di aver fatto chissà quale gesto nel rimanere a Milano, ci mancherebbe. Ho solo ascoltato i consigli giusti”.
L’Irpinia vista dalla Lombardia. “All’inizio abbiamo visto l’Italia divisa in due. Da Sant’Angelo, dalla nostra provincia, non arrivavano segnali negativi e qui invece si addensavano ombre e ansie. Poi i casi che scoppiavano nel Lodigiano e i provvedimenti di quarantena. Adesso sono preoccupata per ciò che può avvenire anche da noi, è chiaro. Vivo a Milano ma sono santangiolese. E non è stato bello assistere ai nuovi ritorni al Sud. Spero che chi è rientrato lo abbia fatto per necessità“.
Nessuno è davvero prigioniero. “Mi fa stare tranquilla il fatto che si possa scendere se uno dovesse averne realmente bisogno. Solo questo, ma non è poco in questi momenti”.