Stessa sfida di cinque anni fa a Monteverde. Antonio Pizza, capogruppo di minoranza nella consiliatura in corso e già sindaco del piccolo borgo dell’Irpinia d’Oriente, cerca rivincita con la sua “AMOnteverde” contro l’uscente Franco Ricciardi.
Desiderio di rivalsa o cos’altro dietro la scelta di ricandidarsi?
La lunga esperienza di amministratore mi ha chiamato a essere di nuovo della partita, una sfida in cui ci proponiamo di riportare la questione morale, e legale, nei giusti binari. In questi anni si è instaurato un regime anarcoide nel quale i cittadini non si sono sentiti tutelati nei loro interessi e lo stesso vale per l’interesse pubblico generale.
La comunità in che misura ne ha risentito?
Faccio due esempi: è stata chiusa la biblioteca comunale, prima aperta a tutti, e si è data la possibilità di realizzare volumi in assenza di strumenti urbanistici. Di qui l’anarchia su cui pesa l’evidente responsabilità di chi è preposto al controllo, ma non lo esercita con la dovuta attenzione.
Il piccolo comune di Monteverde recentemente è stato protagonista attivo del dibattito sull’eolico. L’amministrazione uscente in una conferenza stampa nei mesi scorsi ha sostenuto di non aver scelto l’eolico, ma che scoprendosi impotente rispetto alle autorizzazioni a installare pale eoliche, ha preferito sedersi al tavolo per ottenere ristori vantaggiosi per il comune. Cosa ci dice a riguardo?
Dico innanzitutto che la nostra posizione è di contrarietà all’eolico selvaggio e che ci troviamo in presenza di contraddizioni enormi. Se noi abbiamo e vogliamo portare avanti una vocazione turistica dell’area, non possiamo prescindere dalla salvaguardia dell’ambiente e dei paesaggi. Installando 30-40 torri da 160 metri vanifichiamo del tutto gli sforzi. Senza contare i rischi per la micro e macro fauna e l’inquinamento. Siamo sempre stati abbastanza contrari a un utilizzo indiscriminato del territorio. E poi non è vero che godiamo di benefici economici. Qualche anno fa avevamo delimitato la zona in cui potevano essere installate le torri, negli ultimi cinque anni invece sono saltati tutti gli schemi.
Quindi, ci sta dicendo che non è vero che gli amministratori sono impotenti rispetto al tema?
In ultima analisi chi gestisce il territorio è l’amministrazione locale che è chiamata a porre dubbi, presentarsi in conferenza dei servizi e fare opposizioni per far valere i deliberati assunti sul territorio.
Resta il fatto che continuiamo a parlare di vocazione turistica, ma intanto per ammissione dello stesso Ricciardi, sembra che neppure il titolo di secondo borgo più bello d’Italia abbia avuto una particolare ricaduta sul territorio.
La questione è molto complessa. Quel titolo è il momento finale di un lavoro fatto da altri in precedenza e che l’amministrazione Ricciardi ha ereditato. Avevamo ridato dignità a un paese sistemandolo al punto da farlo diventare il secondo borgo più bello d’Italia. Se però incassato il titolo non faccio nulla per invogliare il turista a tornare, presento un borgo disordinato, sporco, senza guide turistiche, sto svendendo un prodotto, sto dimostrando di non credere in quello che ho ereditato. L’esperienza è volutamente fallimentare. Noi vorremmo rimediare a questo sconcio, vendendo un prodotto diverso, programmando e recuperando le relazioni con le comunità vicine; un prodotto capace di fare da attrattore per tutto l’anno, non solo in occasione dello spettacolo dell’acqua.
Ecco, veniamo a un’altra questione. Monteverde assieme ad altri comuni e alla Fondazione “Insieme per” (quella dello spettacolo, ndr) ha sottoscritto il contratto di lago “Aquilaverde”. In che modo utilizzerete questo strumento?
Il riconoscimento di sito di interesse comunitario per l’area del lago di San Pietro viene rafforzato dall’esistenza del contratto di lago perché ci consente di disciplinare le strutture fisse da utilizzare a scopo turistico, la cui realizzazione avevamo già in programma di studiare con la Fondazione per migliorare l’offerta lungo l’arco dei 12 mesi. Con il contratto di lago siamo doppiamente tutelati, dal punto di vista ambientale e della ricaduta occupazionale.
Primi tre atti concreti in caso di elezione?
Ne basta uno.
Prego.
Ripristinare il senso democratico nel paese.
Non esattamente qualcosa di tangibile…
Un obiettivo ambizioso, del resto il nostro slogan è “vogliamo ripristinare la legalità e la partecipazione per poter guardare l’arcobaleno a testa alta”.