L’Udc campana si riunisce oggi per il congresso regionale. I 13mila iscritti centristi della nostra regione saranno chiamati a rinnovare le cariche del partito, attualmente commissariato e sotto la guida del vicesegretario nazionale, l’irpino Giuseppe De Mita. Un appuntamento che cade al termine di una settimana convulsa per l’Unione di Centro, che ha segnato una spaccatura evidente tra Roma e Palermo.
Solo pochi giorni fa il segretario nazionale Lorenzo Cesa ha infatti sospeso il siciliano Gianpiero D’Alia, presidente nazionale del partito, per aver dichiarato “L’Udc è morta, stiamo parlando del nulla”. Una frase scaturita dalle minacce che Cesa avrebbe rivolto a chi, tradendo la linea ufficiale del partito, avrebbe votato Sì al referendum costituzionale. Perché sì, c’è una parte considerevole dell’Udc, quella appunto siciliana, che voterà Sì preferendo sostenere Matteo Renzi e il suo Governo nella riforma della Costituzione. Non roba di poco conto se si considera che la Sicilia è una delle regioni italiane in cui il partito fondato da Pierferdinando Casini (anch’egli sostenitore del Sì) gode di miglior salute e maggior radicamento. Alle ultime Regionali, che sull’isola si sono celebrate nel 2012, gli alleati di Crocetta incassarono oltre il 10% delle preferenze, cioè quasi quanto il PD e nonostante l’ottima affermazione del M5S.
Qui da noi i riflessi dell’accesa dialettica sull’asse Roma-Palermo sembrano però per adesso non arrivare. L’Udc campana si mostra compatta nel sostenere il NO. E non potrebbe essere diversamente vista la natura di un partito che in Campania, per non dire in Irpinia, si identifica totalmente con la famiglia De Mita e con il pensiero di Ciriaco De Mita, attualmente presidente dei Comitati per la Costituzione e le Riforme. De Mita decide attraverso il patto di Marano chi sostenere alle Regionali, determinandone pure la vittoria con quel 2,3% che ha fatto pendere l’ago della bilancia della parte di Vincenzo De Luca; De Mita incassa la nomina di un centrista alla guida dell’assessorato regionale al Turismo; De Mita decide di allearsi con Clemente Mastella in quel di Benevento costringendo alle forche caudine il PD e i decariani e sempre lui riguadagna sindaci e amministratori in diverse aree della provincia di Avellino alle ultime Amministrative correndo da solo o in coppia con pezzi del Partito Democratico, che si chiamino Rosetta D’Amelio in Alta Irpinia o Valentina Paris a Monteforte. De Mita semplicemente vota NO al referendum dimostrando di infischiarsene altamente delle contraddizioni che chi lo avversa prova a denunciare a ogni piè sospinto.
Non da ultimo il sottosegretario alle Infrastrutture Del Basso De Caro che ieri sera a Nusco ha dichiarato: “Questo referendum segnerà un solco profondo. Chi vota NO non può immaginare di governare con il PD in Regione, magari pensando di allearsi con il centrodestra alle Politiche. Facciamo chiarezza ora”. L’esponente del Governo ragiona in questi termini: se De Mita volesse allearsi alle prossime Politiche con il centrosinistra, oggi non si schiererebbe contro il PD votando NO come tutti i suoi avversari, da Salvini a Grillo passando per Berlusconi e favorendo la loro azione nell’indebolire Renzi. Logico quindi pensare che nelle intenzioni del duo Cesa-De Mita possa esserci collocarsi nel centrodestra alle elezioni Politiche che si terranno al più tardi nel 2018. La vicenda siciliana però potrebbe cambiare le carte in tavola e se la rivolta isolana dovesse trovare sponda in altri territori, l’Udc potrebbe arrivare alla prossima contesa elettorale profondamente trasformata nella composizione e nel peso elettorale. Insomma, sono i centristi a doversi preoccupare di quello che sarà il futuro; il Partito Democratico in Irpinia con i suoi circa 7mila tesserati potrebbe anche iniziare a parlare di se stesso anziché di De Mita.