Meglio tardi che mai, viene da dire. Dopo anni di percorsi avviati e riunioni fiume, i sindaci sono finalmente arrivati a una conclusione. La più ovvia. “Senza lavoro, senza industria non si va da nessuna parte”. Non avrebbe senso nemmeno il progetto pilota per l’Alta Irpinia. Già perché se non si lavora non si campa. Se non si campa si fanno pochi figli. E senza bambini per chi le fai le scuole? Senza giovani che senso ha migliorare i trasporti? Ci è voluta una batosta pesantissima nel cuore dell’Alta Irpinia, area industriale Nusco-Lioni-Sant’Angelo, perché si iniziasse a parlare seriamente di attività produttive. 98 famiglie senza stipendio. Il padrone dell’Ocm andato via. Sparito, addirittura irreperibile. Così ieri si sono ritrovate circa 25 fasce tricolore in un’area Asi. Come ai vecchi tempi, quando si inscenò una passerella abbastanza inutile a poche centinaia di metri dalla Ocm. Passerella inutile fino a un certo punto, magari era una prova di coesione.
I sindaci hanno scoperto l’acqua calda, verrebbe da pensare. E invece a rifletterci bene la “riscoperta” dell’importanza dell’industria è un fatto nuovo. Dopo anni a pensare e a sognare a borghi e turismo il tutto non era per niente scontato. Poche parole, quelle di Antonio Perillo, un dipendente della Ocm, dicono più di cinquanta convegni. “Solo nel 2006 la nostra fabbrica era considerata un’eccellenza dal Sole24. A seguito crisi del 2008 un calo di fatturato da 50 a 3 milioni. Ora l’imprenditore Fabrizio Cellino è irreperibile. Questa però deve diventare una vertenza provinciale. La vertenza simbolo dell’Irpinia e dell’Area Pilota. Non dobbiamo più consentire a questi imprenditori con atteggiamenti predatori di fare profitto qui. Ma non si può fare a meno dell’industria. C’è bisogno di sviluppo equilibrato tra agricoltura e industria“. Chapeau a lui e a chi dorme in tenda da 12 giorni, davanti ai cancelli.
In ogni caso Stefano Farina, sindaco di Teora, ha parlato chiaramente: “Una proprietà che interrompe il dialogo non può esistere. Le persone non possono essere usate. Il progetto pilota a chi serve se non c’è lavoro?”. E il sindaco di Lioni, Rodolfo Salzarulo: “Basta con i nastri tagliati per inaugurare il nulla”. Ancora, il collega di Gesualdo Domenico Forgione: “Sabato farò presidio tutta la notte”. E Stefania Di Cicilia da Villamaina: “Si rischiano chiusure a catena, dobbiamo fare presto”. Ancora, Salvatore Vecchia per Cassano: “Alzare il livello dello scontro”. Da Sant’Angelo Rosanna Repole: “Prima di cercare nuove forme di lavoro, pensiamo a difendere quello che già. Dobbiamo essere più competitivi, gli imprenditori non sono benefattori”. E Filippo Nigro per Bagnoli: “Nasca senso di solidarietà”. Il vice di Nusco Walter Vigilante invita a occupare lo stabilimento. Per Montemarano Beniamino Palmieri: “Vendiamo la fabbrica e troviamo acquirenti”. Supportati da Monsignor Tarcisio Gambalonga: “Questi imprenditori dovrebbero essere perseguiti in un mondo ideale”.
Insomma, il classico coro. Tutti uniti, tutti convinti? Sì e no. Alla vigilia delle elezioni amministrative il clima è incandescente a Lioni. E inoltre non è che tutti abbiano le stesse opinioni. Per Ferruccio Capone è lo Stato a non aver supportato il Cellino che ora non si fa più vivo. Una posizione contestata con mugugni sia dagli operai che da qualche collega. Quindi parte un’altra battaglia in salita che di sicuro i sindaci non possono risolvere direttamente. Serve la politica, la Regione, il Ministero dello Sviluppo Economico. Ma il fatto che si ritorni a parlare di industria come fattore di vita (sì, è così) è una nota positiva in un mare di 98.000 lacrime.