Dopo aver lasciato il suo incarico al ministero dell’Economia Fabrizio Barca si dimette anche da uno dei suoi incarichi politici nel Partito Democratico. L’occasione è servita dalla direzione nazionale riunitasi ieri, nel corso della quale il premier e segretario Matteo Renzi è stato molto netto senza aprire all’opposizione interna. “Finché lo guido io – ha detto l’ex sindaco di Firenze – le correnti non torneranno a guidare il partito, lo dico innanzitutto ai renziani di stretta osservanza, della prima o seconda ora o a quelli last minute. Non c’è garanzia per nessuno in questo partito, a iniziare da me. Girate, ascoltate, fate i tavolini. O state in mezzo alla gente o voi e noi non abbiamo futuro. Volete che io lasci? Non avete che da chiedere un Congresso e possibilmente vincerlo, in bocca al lupo”, ha concluso.
Parole non gradite a molti, compreso l’ex ministro Barca che su Facebook ha annunciato: “La relazione di Matteo Renzi alla Direzione del PD e lo svolgimento della discussione mostrano che non esiste la volontà di avviare quelle revisioni dell’organizzazione del partito che ben prima delle ultime vicende elettorali, nell’autunno del 2014, avevano indotto alla costituzione di una Commissione di cui ero stato chiamato a fare parte. In particolare – ha aggiunto – le proposte operative di una riduzione del pletorico e paralizzante numero dei membri della Direzione e della creazione di un’Officina progettuale – peraltro già sperimentata nel Paese e contenuta in un testo provvisorio elaborato in primavera dalla Commissione – risultano ignorate. Mi dimetto pertanto pubblicamente dalla suddetta Commissione, che ha rivelato la sua assoluta inutilità“.
In attesa di capire se deciderà di scendere in campo come alternativa a Renzi, Fabrizio Barca intanto continua il suo lavoro sui territori in favore della strategia di sviluppo delle Aree interne. Da L’Aquila ha chiarito nei giorni scorsi che il turismo può essere un volano di sviluppo per le aree interne “solo se è abbinato a una filiera produttiva agropastorale e culturale e a dei servizi socio-assistenziali; e, soprattutto, solo se è sorretto da un capitale di conoscenze “scientifiche” e specialistiche e non da improvvisazione. Solo così le aree interne potranno proporre un’offerta turistica esperenziale, fatta anche di una componente ingegneristica e industriale, competenze forti, specie nella comunicazione”.